Dublino (Irlanda), 15 nov. (LaPresse/AP) – Migliaia di persone hanno marciato a Londra, Dublino, Cork e Galway in memoria di Savita Halappanavar, la 31enne morta per setticemia in un ospedale irlandese dopo che le era stata rifiutata l’interruzione di gravidanza. Nonostante il dolore per l’inizio di un aborto spontaneo, i medici non hanno voluto compiere la procedura per tre giorni. La Costituzione irlandese vieta l’aborto, ma secondo una decisione della Corte suprema del 1992 la procedura dovrebbe essere legalizzata quando la vita della donna è a rischio. Da allora cinque governi irlandesi si sono rifiutati di approvare una chiara legge in materia.

Savita, dentista di origine indiana, è deceduta tre giorni dopo la morte del feto di 17 settimane. Dopo lo scoppio del caso, i ginecologi irlandesi hanno chiesto al governo di Dublino di mettere fine a 20 anni di mancanza di leggi sull’aborto, che provoca loro timori di persecuzioni legali nel caso in cui decidano di interrompere una gravidanza con il feto ancora in vita per proteggere la madre.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata

Tag: