Torino, 23 apr. (LaPresse) – Giovanni Lo Porto era “un uomo molto comunicativo e che sapeva come gestire i rapporti con le persone, una persona molto professionale e con una grande motivazione nel suo lavoro”. È questo il ricordo che del cooperante italiano ucciso in un raid Usa ha Simone Pott, portavoce della ong tedesca Welthungerhilfe per cui lavorava Lo Porto in Pakistan al momento del suo rapimento nel 2012. Parlando a LaPresse, Simone Pott spiega di avere conosciuto personalmente Lo Porto durante un training che lui ha fatto nella sede centrale della ong a Bonn. “Aveva una grande esperienza, prima di lavorare qui aveva lavorato in molti altri Paesi con molte organizzazioni”, conclude.

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