Dalla nostra inviata Chiara Troiano

Nairobi (Kenya), 27 nov. (LaPresse) – Papa Francesco lascia la sua prima tappa dell’Africa, Nairobi e il Kenya, con due appuntamenti densi di tematiche che stanno particolarmente a cuore al pontefice. Il primo, questa mattina nello ‘slum’ (il quartiere povero) di Kangemi. Bergoglio ha subito detto di sentirsi a casa sua, mentre ad accoglierlo c’erano centinaia di persone che hanno camminato sul fango per poterlo vedere. A loro il Papa a voluto parlare della “terribile ingiustizia della emarginazione urbana. Sono le ferite provocate dalle minoranze che concentrano il potere, la ricchezza e sperperano egoisticamente mentre la crescente maggioranza deve rifugiarsi in periferie abbandonate, inquinate, scartate”. Spazio anche per il problema dell’acqua come “diritto umano essenziale” e per il nuovo colonialismo che produce “politiche di scarto come quella della riduzione della natalità”. Ancora una volta Bergoglio pone l’accento sui bambini, usati “come ‘carne da cannone'” in interessi economici e politici per “affari insanguinati”.

Dopo l’abbraccio della popolazione più povera della capitale del Kenya, altro bagno di folla per Papa Francesco che ha incontrato i giovani allo stadio Kasarani. A loro, che lo hanno accolto ballando, cantando, facendo la ola e con cori da stadio come se fosse una rockstar, Bergoglio ha voluto riservare un trattamento speciale. Ha lasciato da parte il discorso che aveva preparato per l’occasione e ha deciso di parlare a braccio rispondendo alle domande dei giovani. Tanti gli argomenti toccati, tutti attuali, soprattutto nel continente africano: tribalismo, corruzione e integralismo.

LA CORRUZIONE E’ COME LO ZUCCHERO, DOLCE MA FA MALE. La corruzione è un problema che affligge grandemente il continente africano, e Papa Francesco ha voluto lanciare il suo appello ai giovani keniani: “La corruzione ci entra dentro come lo zucchero, è dolce, ci piace, è facile. E poi finiamo male, facciamo una brutta fine. Finiamo diabetici o il nostro Paese finisce per ammalarsi”. “Ogni volta – ha aggiunto – che accettiamo una tangente, distruggiamo il nostro cuore, la nostra personalità e la nostra patria. Per favore, non prendete gusto a questo zucchero che si chiama corruzione”. I corrotti, secondo Bergoglio, non vivono in pace perchè si trovano su “un cammino di morte” su cui in molti casi, ha ribadito, è finito anche il Vaticano.

COMBATTERE IL TRIBALISMO QUOTIDIANAMENTE. “Voglio invitare tutti voi giovani a venire qui adesso e prendiamoci per mano, e questo è un segno contro il tribalismo, siamo tutti uniti, siamo tutti una stessa nazione”, ha detto il Papa. Vincere il tribalismo, secondo Bergoglio, è un lavoro quotidiano che va fatto con l’ascolto, con il cuore e con le mani: “Dopo aver ascoltato con le vostre orecchie, dovete aprire il cuore e tendere la mano per continuare il dialogo. Vincere il tribalismo è un lavoro di ascolto e di cuore”.

DISOCCUPAZIONE CREA INTEGRALISMO. “Cosa possiamo fare se qualcuno di fianco a noi si avvicina ad arruolarsi a gruppi integralisti? Perchè un giovane pieno di illusioni si lascia reclutare? Si allontana dalla famiglia, dalla patria e dalla vita perchè impara a uccidere. Questa è una domanda che dovete rivolgere a tutte le autorità. Se un giovane non ha lavoro, non può studiare, cosa può fare? Può delinquere o cadere in una forma dipendenza o suicidarsi. In Europa le statistiche dei suicidi non vengono pubblicate. Oppure può arruolarsi in qualche attività. Che futuro gli rimane? Da lì nasce l’idea di lasciarsi reclutare”, dice Papa Francesco ai giovani allo stadio di Nairobi, “se un giovane non ha possibilità di ricevere un’educazione, anche di emergenza, cosa può fare? Lì c’è il pericolo sociale che va al di là di noi, anche al di là del Paese, perchè dipende da un sistema internazionale che è ingiusto e che mette al centro dell’economia non la persona ma il dio denaro”. Ma Dio, ha concluso “è più forte di qualunque reclutamento”.

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