Roma, 12 gen. (LaPresse) – Erano le 21.53 del 12 gennaio del 2010, quando la prima scossa di terremoto, seguita da altre 51 di alta intensità, colpì Haiti devastando la capitale Port-au-Prince e diverse aree del paese. Un bilancio umanitario drammatico: oltre 220mila morti e più di 300mila persone rimaste ferite sotto gli oltre 10 milioni di metri cubi di macerie provocati dalle 290mila abitazioni andate completamente distrutte o rimaste gravemente danneggiate. Cinque anni dopo, Oxfam ricorda le vittime di una delle peggiori catastrofi umanitarie degli ultimi decenni, e nel fare un bilancio della situazione, accende i riflettori sulla necessità di accelerare il processo di ricostruzione del Paese e garantire alla popolazione quei servizi essenziali di cui ha disperato bisogno.

Sono oltre 500mila gli haitiani soccorsi dalla ong nell’immediata emergenza, mentre sono 600mila i cittadini raggiunti nel 2014 anche attraverso programmi di sviluppo a lungo termine. Ma secondo Oxfam, sebbene dal 2010 sia stato fatto molto dalla comunità internazionale per aiutare la popolazione, permangono ancora grandi difficoltà nell’affrontare le esigenze a lungo termine su questioni centrali come il processo di ricostruzione, il lavoro e l’offerta di altri servizi essenziali, quali istruzione, acqua e sanità. E per questo il gruppo chiede l’impegno del governo di Haiti e dei donatori internazionali. A suo parere, il primo dovrebbe decentralizzare le funzioni amministrative e le risorse in modo tale che beni e servizi di primaria importanza possano raggiungere la parte più vulnerabile della popolazione; i donatori internazionnali invece dovrebbero rispettare gli impegni presi con la popolazione haitiana e sostenere i suoi leader nella lotta alle disuguaglianze economiche e sociali che rallentano lo sviluppo di Haiti.

Oxfam e i suoi partner sono intervenuti ad Haiti grazie ai circa 106 milioni di dollari raccolti. L’organizzazione ha: fornito assistenza tecnica a circa 70 mila contadini, aumentando sensibilmente il rendimento dei loro raccolti; sostenuto oltre 2mila piccoli produttori di caffè, che è un settore chiave per la ripresa dell’economia agricola del Paese; aiutato economicamente centinaia di piccoli produttori agricoli nella commercializzazione dei propri prodotti; sostenuto l’accesso al credito e la formazione di moltissime donne e famiglie che hanno così avviato nuove attività imprenditoriali. Ci sono stati infine interventi in ambito sanitario e corsi di formazione per dare alle comunità locali strumenti utili ad affrontare futuri disastri.

L’ong sottolinea che efficace è stato anche il contributo dei governi di Haiti e della Repubblica Dominicana, che hanno collaborato con Oxfam nella gestione di bacini idrici e alla riparazione di canali di irrigazione e sistemi idrici, permettendo di portare acqua potabile alla popolazione e limitando così la diffusione di epidemie come quella di colera che ha ulteriormente peggiorato il quadro umanitario.

“Il quinto anniversario da questa drammatica tragedia deve essere un invito all’azione per tutte le parti al lavoro ad Haiti”, afferma la responsabile dell’area America latina di Oxfam Italia, Sabina Morosini. “Le organizzazioni internazionali e i vari governi sono riusciti a fare la differenza nel fornire un aiuto immediato dopo il terremoto, nel rafforzare le istituzioni governative e nel ricostruire le infrastrutture. Questi sforzi, tuttavia, dovrebbero essere adesso accompagnati da un impegno e da una leadership forte del governo e della società civile di Haiti”, aggiunge. Poi Morosini conclude: “Considerate le sfide che ci attendono Oxfam crede che, attraverso un lavoro congiunto di tutti gli attori coinvolti, si possa davvero contribuire allo sviluppo di uno Stato più stabile e più equo, cosa che i cittadini di Haiti stanno da tempo aspettando e di cui hanno disperatamente bisogno”.

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