Berlino (Germania), 14 set. (LaPresse/AP) – A 25 anni dalla caduta del Muro di Berlino le elezioni di oggi in Turingia mostreranno se la Germania è pronta ad avere il primo governatore del partito erede del movimento comunista che guidò la Germania est. Il partito Die Linke infatti (che vuol dire ‘La sinistra’) spera, con il suo candidato Bodo Ramelow, di porre fine a 24 anni di governo dei conservatori di Angela Merkel nel Land orientale.

CHI È BODO RAMELOW. Nonostante il suo partito sia derivato dalla vecchia guardia comunista, Bodo Ramelow non è in alcun modo un ritorno al passato. Nato nella Germania ovest, 58 anni, protestante praticante, si trasferì nella Germania est dopo la riunificazione nel 1990 da leader sindacale e successivamente entrò nel Partito del socialismo democratico (Pds), cioè il predecessore di Die Linke. Si presenta alle elezioni con uno slogan rassicurante: “Non tutto deve essere diverso, ma possiamo fare molto meglio”. La sua ascesa nei sondaggi mostra come negli anni si sia assottigliato il disagio per il retaggio del periodo comunista che il partito ha. I ricordi del governo comunista si sono affievoliti e Die Linke, nonostante resti più forte e meglio organizzato nell’est della Germania, si è trasformato in una forza politica moderna e diffusa su tutto il territorio nazionale, con idee che spaziano dalla sinistra radicale a quella moderata. Tuttavia Ramelow è considerato una rarità sulla scena politica tedesca. “Potrebbe non funzionare in un posto diverso e con una persona diversa” dal pragmatico Ramelow, dice Oskar Niedermayer, professore di Scienze politiche all’università di Berlino. Il tasso di disoccupazione della Turingia si attesta al 7,5%, il più basso della Germania est e non molto superiore alla media nazionale. Ramelow critica però la gestione conservatrice della questione lavoro, evidenziando che ci sono molti posti di lavoro temporanei e che il benessere sia diffuso in modo non uniforme.

QUALI IDEE PORTA AVANTI DIE LINKE. “Nel 2014 non aiuterà molto sollevare lo spettro del partito comunista o lo spettro di Die Linke al governo”, ha detto questa settimana Matthias Hoehn, segretario del partito in Sassonia-Anhalt. Die Linke si oppone al dispiegamento di militari all’estero, promuove la dissoluzione della Nato e critica le sanzioni imposte alla Russia in relazione alla crisi in Ucraina. Inoltre si oppone ai pacchetti di salvataggio per la crisi del debito della zona euro, che invece i socialdemocratici della Spd sostengono criticando l’austerità promossa da Merkel.

I SONDAGGI. Se Ramelow diventerà il nuovo governatore dipenderà, oltre che dall’esito alle urne, dai socialdemocratici, che a lungo hanno combattuto contro la sinistra radicale. Secondo i sondaggi la Spd dovrebbe arrivare al terzo posto: potrebbe dunque scegliere se proseguire un’alleanza con la governatrice conservatrice Christine Lieberknecht della Cdu di Merkel o allearsi con Ramelow e i Verdi per una coalizione a tre. I socialdemocratici sono dunque alleati della Cdu nella Grosse Koalition a livello nazionale e potenziali partner di Die Linke in Turingia.

I RAPPORTI FRA SPD E DIE LINKE. È la prima volta che i socialdemocratici hanno sollevato la possibilità di partecipare a un’amministrazione sotto un governatore di Die Linke, ma Die Linke è stato partito di minoranza in coalizione con la Spd in altri tre Stati dell’est della Germania. La segretaria generale della Spd, Yasmin Fahimi, insiste sul fatto che un’alleanza in Turingia non sarebbe un test, ma se questo caso dovesse verificarsi alimenterebbe sicuramente le speculazioni su una possibile coalizione in futuro a livello nazionale. Due delle ultime tre elezioni nazionali hanno portato a una maggioranza parlamentare di sinistra, ma hanno portato Merkel alla guida del Paese con una ‘Grande coalizione’, in una scomoda alleanza con i rivali socialdemocratici. In entrambi quei casi la Spd rifiutò di andare al governo della Germania con Die Linke. Se un’eventuale governo Spd-Die Linke in Turingia possa effettivamente aprire una possibilità per la cancelleria è discutibile: i leader nazionali dei due partiti hanno differenze personali e politiche che affondano radici nel passato, quando ex socialdemocratici in disaccordo con le riforme economiche promosse lasciarono il partito e si unirono agli ex comunisti per formare appunto Die Linke. “A livello federale le difficoltà fra i due partiti sono molto più grandi, soprattutto in tema di politica estera ed europea, e così via con problemi di sicurezza e difesa”, ha commentato ancora Niedermayer.

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