Secondo la ricostruzione del Nyt, dopo il licenziamento, il presidente provò a convincere l'allora capo dell'Fbi James Comey a far cadere l'indagine sul Russiagate

L'ex consigliere per la sicurezza nazionale Usa, Michael Flynn, comunicò alla squadra di transizione dell'allora presidente eletto Donald Trump il 4 gennaio, cioè settimane prima dell'insediamento alla Casa Bianca, che lui era sotto indagine federale per avere lavorato come lobbista per la Turchia durante la campagna elettorale. Lo riferisce il New York Times (Nyt), citando due fonti ben informate. Tuttavia nonostante l'avvertimento, che giunse un mese dopo che il dipartimento della Giustizia aveva notificato a Flynn l'inchiesta, Trump lo nominò come suo consigliere per la sicurezza nazionale, incarico che gli diede accesso a quasi ogni segreto in mano alle agenzie di intelligence statunitensi. Flynn fu poi rimosso dall'incarico il 13 febbraio, appena 24 giorni dopo l'inizio del suo mandato, dopo avere ammesso di avere dato informazioni incomplete al vice presidente Mike Pence e ad altri alti funzionari della Casa Bianca sulle sue conversazioni con l'ambasciatore russo negli Usa, Sergey I. Kislyak.

Secondo il New York Times, inoltre, l'attorney general pro tempore Sally Q. Yates aveva avvertito la Casa Bianca che Flynn poteva essere oggetto di ricatto da parte dei russi dopo avere mentito a Pence sulla natura delle sue conversazioni con l'ambasciatore. Secondo la ricostruzione del Nyt, dopo il licenziamento di Flynn, Trump provò a convincere l'allora capo dell'Fbi James Comey a far cadere l'indagine sul Russiagate, azione che secondo alcuni esperti legali potrebbe consentire un'indagine di Trump per possibile ostacolo alla giustizia. Trump ha licenziato Comey da capo dell'Fbi il 9 maggio.
 

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