di Fabio De Ponte

Roma, 20 mag. (LaPresse) – Si apre domani a Riga, in Lettonia, il vertice europeo sul partenariato orientale: i capi di Stato e di governo dell’Ue incontreranno i leader di Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Repubblica di Moldova e Ucraina.

LA QUESTIONE UCRAINA. Sarà quest’ultima naturalmente a dominare la scena. Le tensioni infatti tra Mosca e Kiev non si sono mai sopite e proprio oggi la magistratura ucraina ha incriminato per terrorismo due soldati russi catturati domenica nell’est del Paese. L’Ucraina tonerà così a chiedere l’impegno dell’Ue per contenere la Russia e troverà senz’altro nella Lettonia – presidente di turno dell’Unione – orecchie attente. Nell’ex repubblica sovietica, infatti, dove oltre un terzo della popolazione si dichiara di madrelingua russa, sono da sempre forti i timori per l’influenza di Mosca.

LA GRECIA. Resta poi sul tavolo la vicenda greca. Oggi Atene ha annunciato di non avere intenzione di rimborsare la tranche di 300 milioni di euro in scadenza il 5 giugno e di voler utilizzare le risorse disponibili per pagare stipendi e pensioni. Perciò c’è grande attesa per il vertice di domani, a margine del quale si potrebbe trovare un accordo sulla ristrutturazione del debito.

L’IMMIGRAZIONE. Ma per l’Italia questo summit sarà soprattutto l’occasione per rimettere al centro la questione degli sbarchi. Il grande tema è quello delle quote. Se il Regno Unito si era da subito chiamato fuori (seguito da Irlanda e Danimarca), Francia e Spagna hanno fatto un passo indietro negli ultimi giorni, chiedendo una revisione del meccanismo. E così ieri a ‘Porta a porta’ il premier Matteo Renzi ha annunciato l’intenzione di ricorrere a un gesto eclatante: tirare su il barcone affondato nel Canale di Sicilia il 18 aprile (il naugrafio ha causato almeno 800 morti) per mostrarne le vittime. “Andremo a riprendere quel barcone – ha detto – e lo tireremo su, ci vorranno quattro mesi. Costerà circa 15-20 milioni di euro ma riporteremo a galla quel barcone. E’ giusto che tutto il mondo veda, il mondo che sta dicendo ‘occhio non vede cuore non duole'”. “Quelli sono i nostri fratelli e le nostre sorelle”, ha spiegato. Aggiungendo però subito dopo che andrebbero bloccati alla frontiera sud della Libia: “Bisogna – ha detto – che la comunità internazionale metta i campi in quell’area, penso al Niger”.

Oggi l’arresto di Abdel Majid Touil, il marocchino, 22enne che, secondo le accuse, avrebbe fatto parte del commando al museo del Bardo che uccise 24 persone, ha riportato l’attenzione anche sull’aspetto potenzialmente pericoloso degli sbarchi, quello dell’arrivo in Europa di terroristi. Due giorni fa l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Federica Mogherini, al termine della riunione dei ministri degli Esteri e della Difesa dei Ventotto a Bruxelles, ha annunciato il via libera a una missione navale Ue, il cui quartier generale sarà a Roma. Obiettivo: “distruggere il modello di business dei contrabbandieri e delle reti di trafficanti nel Mediterraneo”.

Poco entusiasmo ha mostrato, però, oggi sulla faccenda il presidente della Croce Rossa, Francesco Rocca, ascoltato in audizione della commissione Affari costituzionali del Senato. “Secondo noi – ha detto – senza un piano che garantisca una salvaguardia sicura agli aventi diritto non può esistere azione militare che non ponga a rischio le vite umane. Chiudere questi canali con la consapevolezza che ci sono centinaia di migliaia di persone che spingono significherebbe condannarle a violenze senza precedenti, sbagliato soprattutto se consideriamo il diritto di queste persone ad essere protette”.

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