Ramallah (Cisgiordania), 17 apr. (LaPresse/AP) – Giornata di protesta tra i palestinesi detenuti in Israele. Circa 3.500 persone stanno infatti partecipando al cosiddetto ‘Giorno dei prigionieri’, rifiutando il cibo. A comunicarlo è la portavoce del servizio carcerario israeliano, Sivan Weizman, la quale spiega che 1.200 detenuti hanno anche annunciato di voler proseguire la protesta a tempo indefinito. Lo sciopero della fame è una forma di contestazione spesso utilizzata dai detenuti palestinesi, per protestare contro le condizioni di reclusione considerate ingiuste.
Come dimensioni, la protesta odierna è tra le più ampie mai registrate, spiega Sahar Francis, di Addameer, gruppo che si occupa di diritti umani in Cisgiordania. Benché non sia chiaro quanto proseguirà il rifiuto del cibo tra i carcerati, sono dieci i prigionieri già da tempo in sciopero della fame. Tra loro, spiega ancora la Francis, ci sono anche due ricoverati dopo aver rifiutato cibo per oltre quaranta giorni.
Simbolo della lotta è Khader Adnan, portavoce del gruppo Jihad Islamica, che ha rifiutato il cibo per 66 giorni, dal 18 dicembre al 21 febbraio, giorno in cui i procuratori militari israeliani hanno accettato di concedere il suo rilascio. La liberazione dovrebbe avvenire proprio oggi, giorno previsto per il termine della pena. Adnan è in carcere in regime di detenzione amministrativa, politica israeliana secondo cui i palestinesi possono essere condannati a mesi o anni di carcere da corti militari senza essere formalmente accusati. Proprio questo tipo di arresti e detenzioni è tra i principali obiettivi della contestazione di oggi.
“E’ stato lui a fare il primo passo per il resto dei prigionieri”, ha commentato la moglie Randa, in merito allo sciopero odierno dei detenuti. Nella sua città natale, Arrabah, in Cisgiordania, i sostenitori di Adnan hanno appeso poster con il suo volto lungo le strade e la famiglia ha preparato una festa in suo onore.
Il trattamento dei detenuti in Israele è uno dei temi più sentiti tra i palestinesi. I crimini per cui vengono arrestati sono dei più vari, dal semplice lancio di pietre all’organizzazione di attacchi terroristici. Oggi, in manifestazioni che si sono tenute in varie aree dei territori palestinesi, centinaia di persone hanno marciato mostrando le foto dei propri cari in prigione. Nei pressi di un carcere militare vicino a Gerusalemme, giovani palestinesi hanno scagliato pietre contro le forze israeliane che hanno risposto con gas lacrimogeni e pallottole. Non si riportano feriti. Attualmente, spiega ancora la Francis, sono circa 4mila i palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. Tra loro circa 300 sono in regime di detenzione amministrativa. Il maggiore sciopero della fame si registrò nel 2004, quando circa 10mila carcerati rifiutarono il cibo, molti dei quali per 17 giorni.
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