Pechino risponde alle misure su acciaio e alluminio imposte a inizio marzo dal presidente Usa Donald Trump

È braccio di ferro commerciale tra Stati Uniti e Cina, ma al momento la tensione non è sfociata in una vera guerra del commercio visto che le misure adottate al momento da entrambe le parti restano limitate.

Dopo i dazi su acciaio e alluminio imposti a inizio marzo dal presidente Usa Donald Trump (rispettivamente del 25% e del 10%), Pechino è passata al contrattacco, imponendo a sua volta dazi per 3 miliardi di dollari su 128 prodotti americani importati. A essere presi di mira dalla Cina, in particolare, carne di maiale americana, frutta e vino, mentre sono stati risparmiati al momento prodotti più strategici come la soia o gli aerei Boeing. Pechino aveva avvertito il mese scorso che stava valutando di imporre dazi del 15% e del 25% su una serie di prodotti che includeva vino, noci e rottami di alluminio.

Oggi l'annuncio ufficiale, che ha colpito duramente Wall Street: la borsa statunitense è in netto calo con l'indice Dow Jones che perde l'1,90% (ma è stato sotto anche del 2,70%), il Nasdaq il 2,89% (è arrivato a meno 3,22%) e l'indice S&P500 il 3%. In rosso anche i titoli tecnologici, con il titolo di Amazon che cede oltre il 5%. 

L'amministrazione Trump aveva annunciato che i suoi dazi erano mirati alle importazioni di acciaio e alluminio, dicendo che le riteneva una minaccia alla sicurezza nazionale Usa, ma il ministero del Commercio cinese ha definito questo ragionamento un "abuso" delle linee guida dell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto). I dazi statunitensi "sono diretti solo a pochi Paesi, violando gravemente il principio di non discriminazione", afferma il ministero del Commercio cinese. Il riferimento è al fatto che gli Usa hanno provvisoriamente esentato dai dazi alcuni Paesi, come Canada, Messico e Stati Ue. Al contrario Trump ha invece più volte inveito contro il massiccio surplus commerciale della Cina rispetto agli Stati Uniti. "La cooperazione fra Cina e Stati Uniti, le due più grandi economie al mondo, è l'unica scelta corretta", afferma Pechino.

Il gigante asiatico è un importatore d'acciaio marginale per gli Stati Uniti, che conta per meno del 3%. Queste misure di Pechino "mandano il segnale molto chiaro che la Cina risponderà rapidamente a ogni azione commerciale americana", afferma Edward Alden, esperto in commercio internazionale al Council on Foreign Relations. "Tassare frutta, maiale e vino americano "è simbolico", prosegue Monica De Bolle, specialista di commercio internazionale al Peterson Institute for International Economics, sottolineando che "non hanno fatto niente per sorgo e soia" ma "usano la stessa strategia di Trump e lo fanno in modo molto intelligente".

L'azione della Cina è "significativa" perché è il primo Paese ad attuare ritorsioni concrete contro Washington, continua Alden. Al momento, infatti, l'Ue ha messo fra parentesi le sue minacce, mentre la Corea del Sud ha preferito la via della rinegoziazione del suo accordo commerciale Korus con gli Usa. 

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