Beirut (Libano), 7 apr. (LaPresse/AP) – Sono oltre cento le vittime delle violenze e degli scontri di oggi in Siria. Lo riferisce l’Osservatorio siriano per i diritti umani, spiegando che sono morti almeno 87 civili, 16 disertori e circa venti soldati dell’esercito di Damasco. La maggior parte delle vittime civili, almeno 40 persone, si è registrata in seguito ai bombardamenti e agli scontri nel villaggio di al-Latamneh, nella provincia centrale di Hama. I Comitati di coordinamento locali fissano il bilancio a 121 morti, tra cui 59 nell’area di Hama. Sempre oggi, riferisce ancora l’Osservatorio, 13 corpi non identificati sono stati trovati a Deir Baalabeh e 10 a Hreitan, nella provincia settentrionale di Idlib.

Attacchi sono avvenuti in diverse altre parti del Paese, come nella provincia di Homs dove, riportano sempre gli attivisti, sono state bombardate le aree di Rastan, Deir Baalabeh e Qusair. Il governo di Damasco ha annunciato nei giorni scorsi di aver iniziato il ritiro delle truppe in vista del cessate il fuoco ma, secondo l’opposizione, soldati, cecchini e check-point rimangono al loro posto in quasi tutti i punti caldi del Paese. “Stanno provando sistematicamente ad annientare la rivolta ovunque possano, a prescindere dal costo umano”, commenta l’attivista Mohammad Saeed, di Douma, sobborgo di Damasco.

Intanto, il governo di Bashar Assad riferisce che le truppe hanno arrestato uomini armati, uccidendone “alcuni altri” nei sobborghi della capitale e nel centro del Paese. Il governo aggiunge di aver sequestrato un grande numero di armi e munizioni. Oggi, inoltre, sei persone sono morte e 21 sono rimaste ferite in un attacco contro un bus libanese compiuto con un razzo dopo che il veicolo era entrato in Siria. Le vittime, spiegano fonti della sicurezza di Beirut, sono cinque siriani e un libanese. Non è chiaro chi abbia lanciato il razzo.

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