Tegucigalpa (Honduras), 15 feb. (LaPresse/AP) – Un vasto incendio è scoppiato nella notte nel carcere della Comayagua, in Honduras, a circa 140 chilometri a nord della capitale Tegucigalpa. Le vittime, spiega Lucy Marder, capo dell’ufficio di medicina legale della procura, durante una conferenza stampa radiofonica, sono almeno 272, ma il bilancio potrebbe superare i 300 morti. La Marder fa sapere infatti che circa 356 dei 852 detenuti della prigione di Comayagua risultano dispersi. “La maggior parte di loro – ha affermato Marder – potrebbe essere morta, ma è possibile che altri abbiano riportato ustioni, siano fuggiti o sopravvissuti”. Dodici persone, aggiunge, sono state ricoverate nell’ospedale Santa Teresa di Comayagua e altre nove sono state trasportate nell’ospedale Escuela di Tegucigalpa. Il numero dei feriti è dunque pari a 21. “Per questo – ha aggiunto la Marder – pensiamo che il bilancio dei morti salirà”. Ci potrebbero volere almeno tre mesi per identificare le vittime, perché alcune persone sono irriconoscibili a causa delle ustioni riportate e bisognerà effettuare test del Dna.

Ancora non è chiaro quale sia la causa dell’incendio, che potrebbe essere stato causato dai prigionieri stessi o da un corto circuito elettrico. Il portavoce dei vigili del fuoco di Comuyagua, Josue Garcia, riferisce di “infernali”. “Circa cento prigionieri – spiega – sono morti carbonizzati o soffocati nelle loro celle”. Garcia riferisce che molti detenuti sono rimasti intrappolati, perché la guardia in possesso delle chiavi non è stata trovata. Le autorità temono anche che molti prigionieri siano scappati durante l’incendio. La prigione sarebbe stata completamente distrutta dalle fiamme.

Un prigioniero, identificato come Silverino Aguilar, ha raccontato alla Radio Hrn che dopo lo scoppio delle fiamme, qualcuno ha gridato ‘fuoco, fuoco’ e i detenuti hanno iniziato a chiedere aiuto. “Per un po’ – ha riferito l’uomo – nessuno ci ha ascoltato. Ma dopo qualche minuto, che è sembrato un’eternità, una guardia è arrivata con le chiavi e ci ha fatto uscire”. Centinaia di familiari di detenuti sono intanto arrivati all’ospedale Santa Teresa di Comayagua in cerca di notizie. A luglio del 2010 il presidente honduregno Porfirio Lobo aveva dichiarato lo stato di emergenza in nove delle 24 carceri del Paese, definite dall’allora ministro per la Sicurezza come “università del crimine”, a causa del sovraffollamento.

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