La premier britannica accoglie le perplessità dei deputati in vista dell'avvicinamento della data limite per il divorzio

La premier britannica, Theresa May, ha annunciato che consentirà al Parlamento di votare il 14 marzo sul rinvio della Brexit, se i deputati rifiuteranno il suo accordo e la prospettiva di un'uscita dall'Ue senza intesa. Se queste due opzioni fossero respinte, "il governo il 14 marzo porterà avanti una mozione sull'eventualità che il Parlamento voglia vedere una breve, limitata estensione dell'articolo 50", ha affermato May, aggiungendo che qualsiasi rinvio non potrebbe andare oltre la fine di giugno. 

May ha precisato di essere personalmente contraria al rinvio della data prevista del 29 marzo; inoltre, ha dato come limite massimo la fine di giugno sottolineando che altrimenti il Regno Unito dovrebbe partecipare alle elezioni europee di fine maggio.

La conservatrice ha detto di voler procedere in tre tappe. Presenterà ai deputati prima del 12 marzo una versione modificata dell'accordo di divorzio firmato con Bruxelles e bocciato a gennaio dal Parlamento a gennaio. In caso di rifiuto, chiederà ai deputati il 13 marzo se vogliano uscire dall'Ue senza accordo. Se rifiuteranno, presenterà una mozione il giorno successivo chiedendo "se il Parlamento voglia un'estensione corta e limitata dell'articolo 50" del Trattato di Lisbona, che due anni fa circa ha innescato l'iter per il divorzio. 

May ha così accolto la richiesta di tre segretari di Stato, Richard Harrington (Industria), Margot James (Digitale) e Claire Perry (Energia), che hanno scritto sul quotidiano Daily Mail per "implorare" la premier di estendere l'articolo 50 del trattato dell'Ue, se il Parlamento non troverà in tempo un accordo, per evitare una 'hard Brexit' il 29 marzo.  Secondo il tabloid, 23 "dissidenti" del partito si sono riuniti in segreto lunedì sera per definire la loro strategia, mentre 15 membri del governo sarebbero pronti a dimettersi per impedire il no deal.

Sulla possibilità di indire un nuovo referendum, appoggiato anche dal leader dell'opposizione laburista Jeremy Corbyn, May è stata categorica: "Si tratta di un referendum divisivo, che porterebbe il nostro Paese di nuovo al punto di partenza". Ma il laburista insiste. "Credo che ci debba essere un voto pubblico confermativo", ha dichiarato, affermando che il Labour "crede nel nostro piano alternativo" per la Brexit e che il piano della premier Theresa May sia stato "globalmente respinto" dai deputati.

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