Oslo (Norvegia), 17 apr. (LaPresse/AP) – Anders Behring Breivik non è pentito e invoca la legittima difesa per le stragi di Oslo e Utoya dello scorso 22 luglio, in cui sono morte 77 persone. “Lo farei di nuovo”, ha detto in aula durante la sua testimonianza nel secondo giorno di processo in Norvegia. Breivik ha definito il massacro da lui compiuto “l’attacco politico più spettacolare da parte di un nazionalista dalla seconda guerra mondiale” e ha detto di aver agito ispirato “dal bene e non dal male” per evitare una guerra civile più ampia. Il suo discorso è stato ritardato da un passaggio non atteso: pm, avvocati della difesa e legali delle vittime hanno chiesto e ottenuto la ricusazione di uno dei giudici non togati della Corte per le sue dichiarazioni sulla pena di morte. Il giurato infatti, Thomas Indreboe, ha ammesso di aver postato il giorno dopo la strage un commento su un forum online in cui auspicava la pena di morte per Breivik.

LA DIFESA DI BREIVIK. L’intervento di oggi di Breivik non è stato altro che una sintesi del manifesto di 1.500 pagine da lui pubblicato in rete prima del massacro di quest’estate. Per l’autore delle stragi, gli attacchi del 22 luglio sono stati un preventivi e contro il multiculturalismo. “Ho agito per legittima difesa per conto del mio popolo, della mia città, del mio Paese”, ha detto Breivik. “Per questo chiedo di essere riconosciuto innocente dalle accuse che mi sono rivolte”. L’imputato si è presentato come il comandante di un movimento di resistenza norvegese ed europeo “anti-comunista” e di un gruppo militante anti-islam, i Cavalieri templari. Secondo i procuratori il gruppo non esiste. Ai pm che gli hanno chiesto perché ieri in aula abbia pianto vedendo il suo video anti islam che pubblicò su YouTube Breivik ha risposto: “stavo pensando alla Norvegia e all’Europa, che sono governate da politici e giornalisti che uccidono il nostro Paese. Pensavo che il mio Paese sta morendo”. Il 33enne norvegese ha più volte richiamato la seconda guerra mondiale paragonando i suoi attacchi alle bombe atomiche sganciate sul Giappone e dicendo che il campo giovanile laburista di Utoya è simile alla Gioventù hitleriana.

DOVEVA ESSERE ATTACCO SUICIDA. Respingendo l’ipotesi secondo cui avrebbe un disturbo narcisistico di personalità, Breivik ha detto che “quello del 22 luglio doveva essere un attacco suicida. “Non sarei dovuto sopravvivere quel giorno” ha affermato, aggiungendo che “un narcisista non avrebbe mai dato la sua vita per qualcuno o qualcosa”. Breivik ha anche detto che avrebbe preferito attaccare una conferenza di giornalisti norvegesi piuttosto che il campo dei giovani laburisti a Utoya, dove la maggior parte delle persone rimaste uccise erano ragazzi. “Sfortunatamente non sono stato capace di portare a termine” un attacco contro quella conferenza, ha concluso Breivik.

RICUSATO UN GIUDICE. Uno dei giudici non togati che finora faceva parte della Corte incaricata di giudicare Breivik è stato ricusato oggi dagli altri giudici, che hanno accolto la richiesta di rimozione avanzata insieme da pm, avvocati della difesa e legali delle vittime. Il motivo della ricusazione è che il giurato, Thomas Indreboe, il giorno dopo il massacro ha postato su un forum online un commento in cui auspicava per Breivik la pena di morte. Al posto di Indreboe è subentrato il giurato di riserva Elisabeth Wisloeff. La Corte incaricata di giudicare Breivik è composta da cinque membri: due giudici professionisti e due cosiddetti lay judge, cioè membri non togati. Si tratta di un sistema mirato a far giocare un ruolo nel sistema giudiziario anche ai cittadini ordinari. In Norvegia non c’è la pena di morte.

IL PROCESSO. Questo è il secondo giorno del processo a Breivik. L’estremista di destra ha a disposizione cinque giorni per spiegare le sue azioni, che hanno portato alla morte di 77 persone con una bomba a Oslo e una sparatoria sull’isola di Utoya, vicino alla capitale norvegese. I sopravvissuti al massacro sono preoccupati che Breivik possa utilizzare la testimonianza come piattaforma per promuovere le sue visioni estremiste. Ieri, nel primo giorno di udienza, Breivik aveva affermato di avere agito per “autodifesa”, per proteggere la Norvegia dai musulmani. Per farlo aveva deciso di attaccare il partito laburista al governo, a suo parere responsabile di politiche troppo liberali, piazzando la bomba davanti al palazzo in cui c’era l’ufficio del premier, e sparando sul campeggio giovanile del partito a Utoya.

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