Le loro vite sono state troncate dall'Isis nel ristorante 'Holey Artisan Bakery' di Dacca

Erano manager, imprenditori ma soprattutto amici. Sono nove gli italiani uccisi dall'Isis nel ristorante 'Holey Artisan Bakery', quartiere diplomatico di Dacca, Gulshen. Stavano cenando tranquillamente, probabilmente era l'occasione per salutarsi prima delle vacanze estive, quando la violenza del terrorismo islamico ha spezzato le loro vite. Già in nottata si erano diffuse le prime voci sulla presenza di alcuni italiani tra le vittime, nel primo pomeriggio di ieri la Farnesina ha confermato il tragico bilancio. Nove morti, un sopravvissuto e un disperso, che poi in serata è stato rintracciato: sta bene, non era nel locale teatro dell'attacco come si temeva. Le vittime sono: Adele Puglisi, Marco Tondat, Claudia Maria D'Antona, Nadia Benedetti, Vincenzo D'Allestro, Maria Riboli, Cristian Rossi, Claudio Cappelli e Simona Monti.

E' Gianni Boschetti, invece, il nostro connazionale scampato all'attentato. L'uomo era a cena quando gli uomini armati hanno fatto irruzione nel locale, ma è riuscito a fuggire. Sua moglie la torinese Claudia D'Antona, non ce l'ha fatta. D'Antona, laureata in legge all'università di Torino, era managing directror della Fedo Trading Ltd, di cui il marito era partner, ed era volontaria della croce verde. Come paramedico era stata presente nel 1980-1981 in Irpinia all'indomani del terremoto e durante l'incendio del cinema Statuto di Torino nel 1983. La coppia viveva da oltre vent'anni in Bangladesh. Proprio come segno di vicinanza, la neosindaca di Torino, Chiara Appendino, ha dichiarato il lutto cittadino.

LA TESTIMONIANZA: UCCISA CON MACETE. La moglie di un imprenditore italiano è stata uccisa a colpi di machete nell'attacco di Dacca e a trovarla è stato proprio il marito dopo avere trascorso tutta la notte nascosto dietro un albero fuori dal locale 'Holey Artisan Bakery', in cui si trovavano gli assalitori. È quanto riferisce Angese Barolo, un'amica che vive a Dacca e ha parlato con l'uomo. Potrebbe trattarsi proprio di Gianni Boschetti, sfuggito all'attacco, la cui moglie Claudia D'Antona è fra le nove vittime italiane accertate.

I MANAGER DEL TESSILE. Tre delle vittime lavoravano per StudioTex Limited, un'azienda tessile con sede a Londra e con una succursale proprio a Dacca. Nadia Benedetti era managing director ma con lei lavoravano anche Marco Tondat e Cristian Rossi. Anche la catanese Adele Puglisi aveva lavorato per la stessa azienda ma dal 2014 aveva lasciato quell'incarico per passare a Artsana. Tondat era di Cordovado, comune in provincia di Pordenone. Rossi, 47 anni, sposato con due figli, viveva a Feletto Umberto, frazione del Comune di Tavagnacco, in provincia di Udine. Puglisi, cinquantenne, non era sposata e non aveva figli. Aveva una casa a Catania accanto a quella del fratello, che però abita nel ragusano con la famiglia e si è stretto nel dolore dopo aver saputo della morte della sorella. A dare la conferma della morte della viterbese Nadia Benedetti, con un post su Facebook, è stata la nipote Giulia. "Ormai abbiamo perso anche l'ultima speranza: mia zia, Nadia Benedetti, è stata brutalmente uccisa nell'attentato in Bangladesh di ieri. Non c'è più: non la rivedremo più, non parleremo, non commenteremo i colori delle magliette da produrre, mio padre non la andrà più a prendere all'aeroporto, non andremo a cantare insieme come ci eravamo ripromesse. 'Non c'è più' ripete mio padre. Un branco di bestie ce l'ha portata via. Aveva vissuto in Italia, Kenya, Bangladesh e non si era mai fermata. Neanche nei momenti più difficili".

SIMONA MONTI, 33ENNE INCINTA. Simona Monti, 33enne, era incinta e in questi giorni sarebbe dovuta tornare in Italia per un periodo da trascorrere con la famiglia. A confermarlo sono i suoi familiari, che abitano a Magliano Sabina. "Era una ragazza stupenda, intrapredente e rappresentava l'eccellenza di tanti giovani italiani che lavorano all'estero", racconta commosso Alfredo Graziani il sindaco di Magliano Sabina. "Simona – prosegue – amava l'Italia e più di tutto avrebbe desiderato rimanere e lavorare qui. Viveva all'estero da tanto perché lì aveva trovato lavoro". Simona Monti conosceva il cinese e altre lingue straniere, viveva da tempo in Bangladesh dove lavorava per una azienda di tessuti e prima di Dacca aveva vissuto in Cina. La mamma di Simona, riferisce lo stesso sindaco è "disperata".

LA TESTIMONIANZA DEL CUOCO ITALO-ARGENTINO. "Stavo prendendo del cibo dalla mensa quando ho visto qualcuno cadere, un ragazzo crollato in giardino per i colpi. Ho pensato subito che fossero terroristi". Così lo chef italo-argentino Diego Rossini, al lavoro nel ristorante attaccato ieri sera a Dacca, in Bangladesh, ha raccontato di aver vissuto "un orrore" e di essere riuscito a fuggire dopo essersi nascosto dai terroristi, grazie all'aiuto della polizia. "Dallo scorso anno abbiamo un protocollo di sicurezza, allora sono andato sulla terrazza. Con me c'era una decina di persone. Tutti insieme abbiamo messo dei mobili per bloccare la porta. Abbiamo pensato che i terroristi avrebbero ucciso clienti e se ne sarebbero andati, ma ben presto ho notato hanno iniziato a spintonare la porta, come in un film horror", ha detto lo chef argentino. Secondo Rossini, che oggi compie 42 anni, gli aggressori erano giovani, avevano "tra i venti e i trent'anni", ed erano armati con pistole, fucili automatici e uno di loro aveva una borsa con le granate. "Ho trascorso circa tre ore nascosto in diverse parti. La maggior parte di quelli che erano con me è stato salvato", ha raccontato il testimone. Alla fine hanno aperto la porta. Non c'era riparo se non dove ero io, in cima a un serbatoio di acqua. Se mi avessero cercato mi avrebbero trovato – ha raccontato ancora Rossini – ho sentito colpi nelle vicinanze, l'esplosione di una granata. Ho saltato dall'altezza di quattro metri. Ho cercato di afferrare un albero, ma sono caduto e rimasto bloccato in un corridoio vicino" ha detto. In quel momento, la polizia ha circondato il luogo. "La polizia ha cercato di guardare attraverso il buco, ho sollevato le mani e mi hanno tirato fuori", ha detto Rossini. "In un altro giorno ci sarebbe stata più gente… C'erano solo circa 25 clienti, tra cui alcuni italiani e giapponesi, e 20 o 30 dipendenti", ha concluso Rossi.

PROCURA APRE FASCICOLO. La procura di Roma ha aperto un fascicolo sull'attentato di Dacca. Secondo quanto si apprende da fonti giudiziarie, nel fascicolo, a carico di ignoti, si indaga per omicidio e sequestro di persona a fini terroristici.

 

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