Dacca (Bangladesh), 11 gen. (LaPresse/AP) – Il tribunale internazionale del Bangladesh ha negato la possibilità di uscire di prigione su cauzione all’89enne Ghulam Azam, ex capo del principale partito islamico del Paese, stabilendo quindi che dovrà rimanere in carcere in attesa del processo per crimini contro l’umanità, commessi durante la guerra di indipendenza del 1971 contro il Pakistan. La decisione è stata disposta oggi durante un’udienza a Dacca, la capitale. Azam, che ha guidato il partito Jamaat-e-Islami fino al 2000 ma continua ad esserne effettivamente il leader, è accusato di essere stato a capo di un gruppo che ha lavorato contro l’indipendenza del Bangladesh dal Pakistan e che ha aiutato i soldati pakistani a commettere crimini come omicidi, incendi e saccheggi nel 1971. Il Bangladesh sostiene che i soldati pakistani, aiutati da collaboratori locali, hanno ucciso circa tre milioni di persone, stuprato circa 200mila donne e costretto milioni di altri a lasciare le loro case.

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