Torino, 4 set. (LaPresse) – Amnesty International denuncia le “condizioni infernali” in cui “migliaia di rifugiati sono costretti sull’isola di Kos“. In una nota, organizzazione dettaglia le conclusioni di una indagine condotta sull’isola greca. Amnesty fa sapere che ha “assistito la scorsa notte a una brutale aggressione, ha potuto osservare le condizioni complessivamente drammatiche in cui si trovano i rifugiati sull’isola, verificando la presenza di neonati di una settimana tra le moltitudini di persone costrette a rimanere anche per giorni sotto un sole cocente in attesa di essere registrati dalle autorità locali. I ricercatori dell’organizzazione per i diritti umani hanno intervistato minori non accompagnati detenuti in condizioni deplorevoli insieme a persone adulte”.

Le infernali condizioni in cui sono costretti a stare e l’indifferenza delle autorità sono agghiaccianti”,ha dichiarato Kondylia Gogou, ricercatrice che ha visitato Kos. Durante la ricerca, si legge nella nota, sull’isola si trovavano dai 3mila ai 4mila rifugiati. “In assenza di qualsiasi struttura ufficiale di accoglienza, la maggior parte di loro attendeva in condizioni squallide di essere registrata per poter proseguire il viaggio verso la terraferma greca e oltre”, afferma l’organizzazione, sottolineando che la maggior parte “era costretta a dormire in tende all’aperto in condizioni spaventose”.

Alla registrazione dei rifugiati, spiega Amnesty, è stata adibita una vecchia stazione di polizia. “Amnesty International l’ha visitata il 2 settembre trovandovi cento rifugiati, tra cui una neonata di una settimana in braccio alla madre, che sedeva in terra in un cortile. Alle persone in attesa non era stata fornita acqua. L’unica protezione contro la calura estiva era un ombrellone al centro del cortile, sotto il quale c’era posto per poche persone. Fuori dalla stazione di polizia, attendevano anche da giorni tra i 200 e i 300 rifugiati. Uno di loro, un iracheno di 28 anni, ha dichiarato di essere in attesa da una settimana.

Le informazioni sui diritti e l’identificazione dei gruppi vulnerabili erano fornite non dalle autorità locali ma dall’Alto commissariato Onu per i rifugiati”, si legge nella nota. Inoltre, l’organizzazione ha verificato la presenza di minori detenuti in carcere insieme ad adulti sospetti criminali, in “condizioni deplorevoli” con “vecchi e luridi materassi privi di lenzuola, le luci erano rotte e c’era una terribile puzza proveniente da un gabinetto traboccante di escrementi”. Inoltre, Amnesty denuncia “‘laggressione subita da un gruppo di rifugiati ad opera di 15-25 persone armate di bastoni che gridavano ‘Tornatevene a casa vostra’ e urlavano insulti. Gli aggressori hanno anche minacciato gli attivisti (…) e solo ad aggressione iniziata è intervenuta la polizia anti-sommossa che ha lanciato gas lacrimogeni“.

Amnesty chiede quindi alle autorità di Kos di “cooperare con quelle centrali per allestire centri di accoglienza e rifugi in cui le persone appena arrivate possano restare, in condizioni umane, fino alla fine delle necessarie procedure di registrazione” e di “immediatamente portare i minori non accompagnati in strutture appropriate”. Inoltre, che sia inviato personale adeguato di prima accoglienza sull’isola e che “l’Unione europea assista le autorità greche con finanziamenti tratti dai fondi di solidarietà e di emergenza” e che si “alleviata la pressione sulla Grecia, attraverso una profonda riforma del sistema d’asilo europeo e predisponendo più percorsi legali e sicuri verso l’Europa per coloro che necessitano di protezione. Questo dovrebbe essere fatto attraverso l’aumento dei posti per il reinsediamento dei rifugiati più vulnerabili identificati dall’Alto commissariato Onu per i rifugiati, un più ampio uso dei visti per motivi umanitari e migliori opzioni per i ricongiungimenti familiari”.

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