Algeri (Algeria), 16 gen. (LaPresse/AP) – Venti ostaggi stranieri sono riusciti a scappare dal giacimento di gas naturale in Algeria, dove ieri un gruppo militante ha preso in ostaggio decine di lavoratori stranieri. Lo riferisce un ufficiale di sicurezza, rimasto anonimo, spiegando che tra le persone fuggite ci sono statunitensi ed europei. In precedenza, l’agenzia di stampa locale Aps aveva fatto sapere che anche una trentina di lavoratori locali erano riusciti a mettersi in salvo.

L’ATTACCO. L’azione è stata condotta ieri, nel giacimento di In Amenas, a circa 1.300 chilometri a sud della capitale, vicino al confine con la Libia. Il gruppo militante che ha rivendicato l’azione, sembra guidato da Moktar Belmoktar, uomo forte della jihad nel Sahara, aveva riferito ieri di aver preso in ostaggio 41 cittadini stranieri, di almeno nove Paesi diversi, tra cui Usa, Regno Unito, Malesia, Giappone, Norvegia, Irlanda, Francia. Un’azione, ha spiegato, in risposta all’appoggio del governo algerino all’intervento armato francese nel vicino Mali. Dopo l’attacco, l’esercito locale ha circondato il complesso e la situazione rimane tesa.

CONTATTO CON TUAREG. Questa mattina, il governo di Algeri aveva fatto sapere di aver tenuto colloqui con Usa e Francia sulla possibilità di organizzare un’azione internazionale per mettere fine al sequestro. Secondo un ufficiale rimasto anonimo, i funzionari algerini hanno anche contattato gli anziani tribali tuareg, che si crede siano in stretto contatto con i militanti legati ad al-Qaeda, e potrebbero aiutare a mettere fine allo stallo.

HAGUE: NESSUNA SCUSANTE PER I TERROSTI. Da Londra, il segretario agli Esteri William Hague, non concede scusanti agli assalitori. “I terroristi e gli assassini” responsabili dell’attacco, ha detto intervistato da Bbc Radio, “stanno usando delle scuse, ma non esiste scusa per comportamenti di questo tipo”. Nell’azione hanno anche perso la vita due persone, una guardia algerina e un cittadino britannico. Questa, ha aggiunto Hague, “è una situazione assolutamente inaccettabile. In questo caso si tratta di omicidio a sangue freddo”, “non esiste scusa, che sia essa connessa a Libia, Mali o altri luoghi”.

MOBILITATO ANCHE GOVERNO TOKYO. Preoccupazione per il caso è stata espressa in mattinata anche dal primo ministro giapponese Shinzo Abe che ha garantito impegno per “difendere le vite degli ostaggi”. Tra i rapiti ci sono infatti anche alcuni dipendenti dell’azienda Jgc corp, compagnia giapponese che fornisce servizi per le strutture del campo estrattivo. E mentre il premier nipponico è in volo dal Vietnam alla Thailandia come parte di un viaggio in una serie di Paese del sudest asiatico, ufficiali giapponesi e statunitensi si sono incontrati a Tokyo per cooperare e cercare di risolvere la crisi. Il ministro della Difesa Itsunori Onodera ha inoltre chiesto che avvenga uno scambio di informazioni tra i due governi.

STATOIL: SITUAZIONE RIMANE GRAVE. Da vicino sta seguendo il caso anche la compagnia norvegese Statoil che, assieme a Bp e all’algerina Sonatrach gestisce il complesso In Amenas attaccato. Tra i sequestrati sembra ci siano infatti dodici dipendenti dell’azienda, mentre altri cinque cono riusciti a mettersi in salvo. “A un giorno dall’attacco di In Amenas – ha dichiarato Helge Lund, amministratore delegato di Statoil – stiamo ancora affrontando una situazione non risolta e molto seria”. Dopo le prime notizie diffuse ieri, ha aggiunto Lund, “la Statoil ha preso la situazione molto seriamente. Tutti i nostri sforzi sono concentrati sul riportare i nostri dipendenti a casa in salvo, così come sul fornire assistenza che possiamo a famiglie e amici, colleghi e altri dipendenti. Abbiamo mobilitato ogni risorsa disponibile” e “stiamo cooperando con le autorità norvegesi e internazionali, così come le altre compagnie rimaste coinvolte nell’incidente”.

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