Almeno 33 persone sono morte dall’alba nella Striscia di Gaza di cui 21 a Gaza City, secondo Al Jazeera che cita fonti mediche sul posto. C’è attesa intanto per l’incontro di oggi tra il presidente Usa Donald Trump e il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Secondo alcune fonti citate dal Times of Israel l’incontro fra Netanyahu e l’inviato speciale Usa Steve Witkoff, al quale ha preso parte anche il genero del presidente americano Jared Kushner, sarebbe stato “positivo” ed emergerebbero “segnali di ottimismo” sul piano di pace.
Fonti politiche hanno riferito a Ynet, dopo la conferenza stampa del premier israeliano Benjamin Netanyahu e del presidente degli Stati Uniti Donald Trump sul piano di pace per Gaza, che il Qatar si è impegnato a portare Hamas all’accordo.
Dopo il “ritiro parziale” delle truppe, “seguito dal rilascio di tutti i nostri ostaggi entro 72 ore”, il passo successivo sarà l’istituzione di un organismo internazionale incaricato di disarmare completamente Hamas e smilitarizzare Gaza. “Se questo organismo internazionale avrà successo, avremo posto fine alla guerra in modo permanente”. Lo ha dichiarato il premier israeliano Benjamin Netanyahu in conferenza stampa con il presidente Usa Donald Trump alla Casa Bianca. Israele si ritirerà in conformità con il disarmo di Hamas, “ma rimarrà in un perimetro di sicurezza per il prossimo futuro”, ha aggiunto.
“Il piano di Trump non ha finora raggiunto Hamas né alcun gruppo palestinese. Le sue disposizioni sono troppo vicine alla posizione israeliana”. Lo ha dichiarato un alto funzionario di Hamas, Mahmoud Mardawi, in un’intervista ad Al Jazeera. “Quello che è accaduto è un tentativo di soffocare lo slancio internazionale e il riconoscimento dello Stato palestinese. Non accetteremo alcuna proposta che non includa la determinazione del destino del popolo palestinese”, ha spiegato. “Esamineremo la proposta americana e la discuteremo con le fazioni palestinesi”, ha aggiunto.
“L’Autorità Nazionale Palestinese non può svolgere alcun ruolo a Gaza senza subire cambiamenti radicali”. Lo ha dichiarato il premier israeliano Benjamin Netanyahu in conferenza stampa con Donald Trump alla Casa Bianca. “Gaza avrà una amministrazione civile pacifica”, ha aggiunto.
Quello di oggi “è un passo cruciale per porre fine alla guerra a Gaza e per l’avanzamento della pace in tutto il Medioriente, e anche oltre, nei paesi musulmani. Sostengo il piano, che porterà al raggiungimento dei nostri obiettivi”. Lo ha detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu in conferenza stampa con Donald Trump alla Casa Bianca.
“Sostengo” il piano del presidente Trump “per porre fine alla guerra a Gaza, che realizza i nostri obiettivi di guerra. Riporterà in Israele tutti i nostri ostaggi, smantellerà le capacità militari di Hamas e il suo governo politico e garantirà che Gaza non rappresenti mai più una minaccia per Israele”. Lo ha detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu in conferenza stampa con Donald Trump alla Casa Bianca.
“Gli Stati Uniti collaboreranno con i partner arabi e internazionali per sviluppare una Forza di Stabilizzazione Internazionale (ISF) temporanea da dispiegare immediatamente a Gaza”. E’ uno dei punti del Piano di Pace per Gaza presentato da Donald Trump. “L’ISF addestrerà e fornirà supporto alle forze di polizia palestinesi selezionate a Gaza e si consulterà con Giordania ed Egitto, che vantano una vasta esperienza in questo campo. Questa forza rappresenterà la soluzione di sicurezza interna a lungo termine. L’ISF collaborerà con Israele ed Egitto per contribuire a proteggere le aree di confine, insieme alle forze di polizia palestinesi di recente addestramento. È fondamentale impedire l’ingresso di munizioni a Gaza e facilitare il flusso rapido e sicuro di merci per ricostruire e rivitalizzare Gaza. Le parti concorderanno un meccanismo di deconflittualità”, si legge nel testo.
Se Hamas rifiuterà il piano di pace per Gaza, Israele avrà il “diritto” e il “pieno appoggio” degli Stati Uniti per “completare il lavoro di annientamento della minaccia di Hamas”. Lo ha detto Donald Trump nella conferenza stampa alla Casa Bianca.
Gaza sarà governata da un comitato palestinese tecnocratico e apolitico, responsabile della gestione quotidiana dei servizi pubblici e delle amministrazioni comunali per la popolazione di Gaza. Questo comitato sarà composto da palestinesi qualificati ed esperti internazionali, con la supervisione e la supervisione di un nuovo organismo internazionale di transizione, il ‘Consiglio per la Pace’, che sarà presieduto dal Presidente Donald J. Trump, con altri membri e capi di Stato che saranno annunciati, tra cui l’ex Primo Ministro Tony Blair”. E’ uno dei passaggi del Piano Globale per Gaza del presidente Usa, diffuso dalla Casa Bianca. “Questo organismo definirà il quadro e gestirà i finanziamenti per la riqualificazione di Gaza fino a quando l’Autorità Nazionale Palestinese non avrà completato il suo programma di riforme, come delineato in diverse proposte, tra cui il piano di pace del Presidente Trump del 2020 e la proposta franco-saudita, e potrà riprendere il controllo di Gaza in modo sicuro ed efficace”, si legge ne documento. Inoltre, “questo organismo si baserà sui migliori standard internazionali per creare una governance moderna ed efficiente al servizio della popolazione di Gaza e che favorisca l’attrazione di investimenti”.
“Una volta restituiti tutti gli ostaggi, i membri di Hamas che si impegnano a una coesistenza pacifica e a smantellare le proprie armi otterranno l’amnistia. Ai membri di Hamas che desiderano lasciare Gaza verrà garantito un passaggio sicuro verso i paesi di destinazione”. E’ uno dei punti del Piano Globale del presidente Trump per Gaza, reso noto dalla Casa Bianca.
“Nessuno sarà costretto a lasciare Gaza e coloro che lo desiderano saranno liberi di farlo e di tornare. Incoraggeremo le persone a rimanere e offriremo loro l’opportunità di costruire una Gaza migliore”. E’ un passaggio del Piano per Gaza del presidente Donald Trump, secondo il testo diffuso dalla Casa Bianca.
Donald Trump ha ringraziato Benjamin Netanyahu per avere “accettato” il piano di pace per Gaza.
“Se entrambe le parti accetteranno questa proposta, la guerra finirà immediatamente. Le forze israeliane si ritireranno sulla linea concordata per preparare il rilascio degli ostaggi. Durante questo periodo, tutte le operazioni militari, compresi i bombardamenti aerei e di artiglieria, saranno sospese e le linee di battaglia rimarranno congelate fino a quando non saranno soddisfatte le condizioni per il ritiro completo e graduale”. E’ quanto si legge nel testo del Piano per Gaza di Donald Trump reso noto dalla Casa Bianca. “Entro 72 ore dall’accettazione pubblica di questo accordo da parte di Israele, tutti gli ostaggi, vivi e deceduti, saranno restituiti”, si legge nel testo.
“Siamo molto vicini, più che molto vicini” ad un accordo. Lo ha detto Donald Trump all’inizio della conferenza stampa alla Casa Bianca con Benjamin Netanyahu.
Il presidente Donald Trump ha ospitato una telefonata trilaterale con il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il primo ministro del Qatar Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani. Secondo una nota della Casa Bianca, il presidente Usa ha espresso il desiderio di rilanciare le relazioni tra Israele e Qatar dopo anni di reciproche lamentele e incomprensioni. I leader hanno accettato la proposta del presidente di istituire un “meccanismo trilaterale per migliorare il coordinamento, migliorare la comunicazione, risolvere le reciproche lamentele e rafforzare gli sforzi collettivi per prevenire le minacce”. Inoltre, hanno sottolineato il loro “impegno comune a lavorare insieme in modo costruttivo e a dissipare le percezioni errate, consolidando al contempo i legami di lunga data che entrambi hanno con gli Stati Uniti”. Come primo passo, riferisce la Casa Bianca, Netanyahu ha espresso il suo “profondo rammarico” per il fatto che l’attacco missilistico israeliano contro obiettivi di Hamas in Qatar abbia involontariamente ucciso un militare qatariota. Netanyahu ha inoltre espresso “rammarico” per il fatto che, prendendo di mira la leadership di Hamas durante i negoziati per la presa degli ostaggi, Israele abbia violato la sovranità del Qatar e ha affermato che Israele “non condurrà più” un attacco del genere in futuro. Il primo ministro Al Thani ha accolto “con favore” queste rassicurazioni, sottolineando la disponibilità del Qatar a continuare a “contribuire in modo significativo” alla sicurezza e alla stabilità regionale. Il Primo Ministro Netanyahu ha espresso il suo impegno in tal senso. I leader hanno discusso “una proposta per porre fine alla guerra a Gaza”, le prospettive per un Medio Oriente più sicuro e la necessità di una maggiore comprensione tra i loro Paesi. Il presidente Trump ha elogiato entrambi i leader per la loro disponibilità a intraprendere azioni volte a una maggiore cooperazione nell’interesse della pace e della sicurezza per tutti.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si è appena scusato con il primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani, per l’attacco israeliano in Qatar del 9 settembre. Lo afferma una fonte ad Axios. Si dice che Netanyahu abbia parlato al telefono per diversi minuti con Al Thani dalla Casa Bianca, dove è ospite del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Netanyahu si è scusato per aver violato la sovranità del Qatar nell’attacco a Doha e ha espresso rammarico per l’uccisione nel raid di una guardia di sicurezza del Qatar. Le scuse sono fondamentali per l’attuale sforzo volto a finalizzare un accordo che ponga fine alla guerra a Gaza e garantisca il rilascio di tutti gli ostaggi, poiché il Qatar si è rifiutato di mediare i negoziati con Hamas dopo l’attacco israeliano, che ha preso di mira diversi leader di Hamas che si trovavano a Doha.
“Sono molto fiducioso” per l’accordo su Gaza. Lo ha detto Donald Trump rispondendo a una domanda dei giornalisti, mentre accoglieva Benjamin Netanyahu alla Casa Bianca. Il presidente Usa e il premier israeliano avranno ora un faccia a faccia nello Studio Ovale e poi nella Cabinet Room per un incontro allargato. I due leader terranno una conferenza stampa alle 13.15 (le 19.15 in Italia).
Donald Trump ha parlato oggi con l’emiro del Qatar, lo sceicco Tamim bin Hamad Al-Thani, prima dell’arrivo alla Casa Bianca del premier israeliano Benjamin Netanyahu. Secondo due fonti vicine alla questione citate dalla Cnn, anche un consigliere qatariota ha visitato la Casa Bianca prima dell’incontro tra i due leader.
“Sono molto fiducioso” per l’accordo su Gaza. Lo ha detto Donald Trump rispondendo a una domanda dei giornalisti, mentre accoglieva Benjamin Netanyahu alla Casa Bianca. Il presidente Usa e il premier israeliano avranno ora un faccia a faccia nello Studio Ovale e poi nella Cabinet Room per un incontro allargato. I due leader terranno una conferenza stampa alle 13.15 (le 19.15 in Italia).
Un Suv del Secret Service ha preso fuoco fuori dalla Casa Bianca, poco prima dell’inizio della visita del premier israeliano Benjamin Netanyahu. Il mezzo avrebbe preso fuoco nel sedile posteriore e non sembrano al momento esserci vittime. L’incidente, che ha portato alla chiusura delle vie adiacenti, è avvenuto all’angolo tra la 18esima Strada e Pennsylvania Avenue.
Benjamin Netanyahu è atteso alla Casa Bianca alle 11 (le 17 in Italia) per un incontro faccia a faccia con Donald Trump. I due leader, secondo il programma ufficiale, terranno una conferenza stampa congiunta alle 13.15 (le 19.15 in Italia). Il premier israeliano Netanyahu è arrivato negli Stati Uniti giovedì scorso, in vista del suo discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite di venerdì. L’incontro di oggi dovrebbe concentrarsi sul piano di pace in 21 punti dell’amministrazione Trump per Gaza. La proposta, presentata ai leader arabi e musulmani a margine dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite la scorsa settimana, include un cessate il fuoco, il rilascio di tutti gli ostaggi rimasti, la governance postbellica, accordi di sicurezza e la ricostruzione. Fondamentalmente, il piano include anche una garanzia/promessa da parte degli Stati Uniti che Israele non annetterà parti della Cisgiordania. Questa è una richiesta importante da parte degli Stati arabi coinvolti in questi colloqui, che hanno finora accolto positivamente la proposta americana. Domenica, Netanyahu ha dichiarato a Fox News di sperare che la proposta abbia successo perché vuole vedere gli ostaggi liberati, la fine del dominio di Hamas a Gaza e la creazione di “un nuovo futuro” per la regione e la sua popolazione. “Ci stiamo lavorando – ha detto – non è ancora stato finalizzato, ma stiamo lavorando con la squadra del presidente Trump, in realtà, mentre parliamo. E spero che ci riusciremo”. I media statunitensi e israeliani hanno riferito che l’inviato speciale Steve Wikoff e il genero di Trump, Jared Kushner, hanno tenuto un incontro di ore con Netanyahu nel suo hotel a Washington domenica sera, per discutere i dettagli del piano. In precedenza, sempre domenica, Trump aveva accennato a una svolta in un post su Truth Social, senza fornire dettagli. “Abbiamo una reale possibilità di grandezza in Medio Oriente. Tutti sono a bordo per qualcosa di speciale, per la prima volta in assoluto. Ce la faremo”. Venerdì, Trump aveva dato ulteriori indicazioni sull’imminenza di un accordo: “Penso che abbiamo un accordo su Gaza… Sembra che abbiamo un accordo su Gaza… Sarà un accordo che restituirà gli ostaggi. Sarà un accordo che porrà fine alla guerra. Sarà la pace”, aveva detto il presidente.
Almeno 33 palestinesi sono stati uccisi negli attacchi israeliani lanciati nella Striscia di Gaza dall’alba, secondo quanto riferito ad Al Jazeera da fonti negli ospedali del territorio. Almeno 24 delle vittime sono state uccise a Gaza City, dove l’esercito israeliano afferma di voler intensificare la sua offensiva.
Il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul vede un’imminente opportunità per porre fine alla guerra di Gaza alla luce dell’iniziativa del presidente degli Stati Uniti Donald Trump per fermare il conflitto. “Sappiamo che, grazie anche agli sforzi del governo statunitense, una soluzione è a portata di mano”, ha dichiarato Wadephul durante un incontro di diversi ministri degli Esteri europei a Varsavia. “Invitiamo tutte le parti coinvolte ad avere il coraggio di compiere il passo decisivo e definitivo”, ha dichiarato. “Ora è il momento di aprire la porta a una pace duratura. Ciò include la soluzione dei due stati e l’eliminazione di qualsiasi ruolo per l’organizzazione islamica radicale palestinese Hamas”, ha aggiunto Wadephul.
Una fonte vicina ad Hamas ha dichiarato a Ynet che “c’è molta ambiguità nell’iniziativa di cessate il fuoco del presidente degli Stati Uniti Donald Trump”. Ha aggiunto che “non è chiaro ad Hamas come verrà attuata e con quale ritmo. Una volta che questo sarà chiaro, sono pronti – in cambio di un cessate il fuoco e del ritiro – a cedere il potere, deporre le armi, fermare tutti gli attacchi e persino a chiedere ai leader dell’organizzazione di lasciare la Striscia”. “Sono pronti a fare tutto questo”, ha aggiunto la fonte, “a condizione che il cessate il fuoco e il ritiro siano chiari e garantiti. Non considerano l’iniziativa del tutto credibile. Chiedono chiarimenti riguardo a un ritiro graduale, che potrebbe durare fino a dieci anni”.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu aveva programmato di visitare l’Argentina dopo il suo viaggio negli Stati Uniti questa settimana, ma la visita è stata annullata “per motivi tecnici”. Lo ha detto un portavoce dell’ambasciata argentina al Times of Israel. Un articolo di Ynet aveva riferito che durante un incontro avvenuto la scorsa settimana tra Netanyahu e il presidente argentino Javier Milei a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, Milei avrebbe chiesto di rinviare la visita a causa di “preoccupazioni politiche”.
“Il nostro obiettivo è evitare che la situazione sfoci in una nuova escalation”. Lo ha detto un portavoce del ministero degli Esteri tedesco in conferenza stampa in merito alla situazione della Global Samud Flotilla. Secondo il portavoce, Berlino è in “contatto con Israele e con i partner europei per garantire la sicurezza delle persone a bordo, inclusi cittadini tedeschi, e per assicurare il rispetto del diritto internazionale”. Riguardo alla possibilità di inviare una nave di scorta, il portavoce ha precisato: “Monitoriamo la situazione e seguiamo le iniziative dei partner europei con i quali siamo ovviamente in contatto. Non è prevista la partecipazione diretta con una nave tedesca”. L’attenzione resta focalizzata sul “prevenire escalation, assicurando che tutte le parti rispettino le regole internazionali e promuovano un passaggio sicuro degli aiuti”. Il portavoce ha aggiunto che i partecipanti della Flotilla sono stati invitati a “non entrare nella Striscia di Gaza” e, dove possibile, a sbarcare gli aiuti in porti alternativi, come Ashkelon, “per evitare possibili tensioni”. Per il governo tedesco “dialogo e rispetto del diritto internazionale devono prevalere”, con la priorità di garantire sicurezza e protezione a tutte le persone coinvolte.
Il ministro dell’Economia spagnolo Carlos Cuerpo, in un’intervista rilasciata alla radio nazionale Rne, rispetto alla questione del transito delle armi Usa dirette a Israele nelle basi spagnole di Rota e Moròn, ha affermato che la legislazione nazionale non può vietare il passaggio di tali armi perché l’uso di queste due basi da parte degli Usa è regolato da trattati internazionali. Cuerpo ha però assicurato che c’è un “dialogo continuo” con le autorità statunitensi e che l’intenzione è quella di “esercitare la massima pressione”. La scorsa settimana il Consiglio dei ministri spagnolo ha approvato un decreto legge di embargo e divieto di transito delle armi a Israele e sono stati sollevati dubbi sul fatto che la normativa potesse essere applicata anche per le armi che transitano dalle basi spagnole usate dagli Usa. Oggi El Paìs ha scritto che la Spagna ha vietato il transito attraverso le basi di Rota e Morón de la Frontera di aerei e navi statunitensi carichi di armi, munizioni o attrezzature militari destinate a Israele, citando fonti informate sul funzionamento del Comitato congiunto ispano-statunitense.
“Abbiamo raggiunto il limite delle nostre capacità di regolamentazione in materia di esportazioni, importazioni e transito di armi attraverso i porti e le frontiere spagnole. Da lì in poi, le operazioni all’interno delle basi militari sono regolate dai trattati internazionali e qui, in parte, lo sforzo è quello di collaborare con le autorità americane per evitare tale transito”, ha detto Cuerpo. Riguardo alla possibilità di mantenere determinati contratti con Israele se questi incidono sulla “sicurezza nazionale”, il ministro ha assicurato che se ciò dovesse verificarsi, sarà fatto con “totale trasparenza” perché ogni operazione dovrà essere approvata dal Consiglio dei ministri.
Papa Leone XIV, questa mattina, ha ricevuto il Principe Ereditario e Primo Ministro del Regno del Bahrein, il Principe Salman bin Hamad Al Khalifa. Nel corso dell’udienza “sono stati toccati alcuni temi di comune interesse quali l’urgente necessità di porre fine alla guerra in Medio Oriente e l’impegno per la pace tra le nazioni”. Lo rende noto la sala stampa della Santa Sede. Il Principe Salman bin Hamad Al Khalifa si è poi incontrato con il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, accompagnato da monsignor Miroslaw Stanislaw Wachowski. “Durante i cordiali colloqui in Segreteria di Stato – fa sapere ancora la Santa Sede – è stato espresso compiacimento per le buone relazioni bilaterali, convenendo sulla volontà di rafforzarle ulteriormente. Ci si è poi soffermati sulla politica del Regno del Bahrein nel promuovere il dialogo interreligioso e la coesistenza pacifica tra le diverse religioni nel Regno”.
Fonti mediche hanno confermato ad Al Jazeera che 23 persone sono state uccise dall’alba nella Striscia di Gaza negli attacchi dell’esercito israeliano. Ventuno dei morti sono stati uccisi a Gaza City. Una delle ultime vittime stava aspettando aiuti nei pressi di un centro di soccorso a nord della città di Rafah, nella parte meridionale di Gaza. Lo ha riferito l’ospedale Nasser, nella vicina Khan Younis.
L’esponente dell’opposizione israeliana Benny Gantz ha espresso il suo sostegno al piano in 21 punti del presidente degli Stati Uniti Donald Trump per porre fine alla guerra a Gaza, in vista dell’incontro tra il primo ministro Benjamin Netanyahu e il leader americano. “Il quadro del presidente Trump rappresenta un’enorme opportunità per Israele. Dobbiamo restare fermi su due principi senza compromessi: primo, tutti gli ostaggi devono tornare subito. Questa è la questione più urgente. Secondo, Israele mantiene la libertà di azione in materia di sicurezza e non affida la propria sicurezza a terzi”, ha scritto Gantz su X. “Questo quadro normativo avrebbe potuto essere raggiunto molto tempo fa, ma meglio tardi che mai”, ha aggiunto.
“La missione va avanti con l’obiettivo di far valere il diritto internazionale e di creare un corridoio umanitario permanente per Gaza. Al momento ci troviamo a un giorno circa di navigazione dalla zona in cui altre flotille in precedenza sono state fermate”. Lo ha detto, in collegamento con Radio 24 dalla Global Sumud Flotilla, l’eurodeputata di Alleanza Verdi e Sinistra Benedetta Scuderi.
“Israele – ha proseguito Scuderi – ha dimostrato più volte di non avere nessuna linea rossa, ma il nostro atteggiamento è, ed è sempre stato, pacifico e non violento. Del resto, si tratta di imbarcazioni civili che hanno la finalità di consegnare aiuti. Un altro obiettivo è poi quello di far sì che con le interlocuzioni e la pressione politico-diplomatica si arrivi alla creazione del corridoio umanitario permanente”.
“L’attenzione deve rimanere concentrata su Gaza, sui risultati che anche grazie alla nostra missione possono arrivare alla popolazione palestinese. Lo scopo non è parlare della Flotilla, al netto del tema relativo alla sicurezza e all’incolumità di tutte le persone a bordo. Il compito di chi, come me, si trova qui è anche quello di riportare l’attenzione sul genocidio, sulla pulizia etnica e sulla carestia in corso a Gaza”, ha concluso.
Il ministro delle finanze israeliano Bezalel Smotrich ha annunciato di aver informato il primo ministro Benjamin Netanyahu delle “linee rosse” del suo partito in vista del prossimo incontro del premier con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, durante il quale i due dovrebbero discutere il piano in 21 punti del presidente per porre fine alla guerra di Gaza. Smotrich ha affermato che le linee rosse del suo partito, Sionismo religioso, “includono la fine della guerra solo con il completo e autentico smantellamento e la smilitarizzazione di Hamas e della Striscia di Gaza”. Smotrich inoltre chiede che non ci sia alcun ruolo per l’Autorità Nazionale Palestinese nel governo della Striscia, nemmeno indirettamente, affermando che un tale ruolo equivarrebbe al riconoscimento di uno Stato palestinese. Smotrich chiede inoltre che il Qatar non abbia alcun ruolo nella gestione postbellica di Gaza, definendo lo Stato del Golfo “ipocrita doppiogiochista che sponsorizza il terrorismo”.
La Spagna ha vietato il transito attraverso le basi di Rota e Morón de la Frontera di aerei o navi statunitensi carichi di armi, munizioni o attrezzature militari destinate a Israele: sia quelli diretti direttamente nello Stato ebraico sia quelli che lo hanno come destinazione finale dopo uno scalo intermedio. Ne dà notizia El Paìs che cita fonti informate sul funzionamento del Comitato congiunto ispano-statunitense, che gestisce l’uso quotidiano delle basi. Rota e Morón vengono utilizzate dagli Stati Uniti in base a un Accordo Bilaterale di Difesa con la Spagna e, dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri iberico di un decreto di embargo delle armi a Israele, sono stati sollevati dubbi sul fatto che la normativa potesse essere applicata anche per le armi che transitano da queste basi.
“Rota e Morón non sono un colabrodo”, hanno assicurato le fonti a El Paìs, smentendo quindi coloro che sostengono che il divieto di transito attraverso la Spagna di materiale militare destinato a Israele rimanga lettera morta a causa dell’uso incontrollato delle installazioni militari statunitensi in Spagna. “Rota e Morón sono basi di sovranità spagnola, sotto il comando di un militare spagnolo, e tutto ciò che vi accade deve essere autorizzato dalle autorità spagnole”, hanno precisato le fonti. Alla domanda se nessun armamento destinato a Israele sia passato per Rota o Morón, le fonti consultate dal quotidiano spagnolo si sono mostrate più caute. Può darsi, a loro avviso, che la Spagna autorizzi un volo dagli Stati Uniti verso una base tedesca o italiana e, da lì, un nuovo viaggio verso Israele, senza che questo figuri nel piano di volo originale. È anche vero, hanno ammesso, che la Spagna non ispeziona gli aerei da trasporto o le navi statunitensi che fanno scalo nelle basi spagnole e che il Pentagono potrebbe nascondere il proprio carico, ma questo, hanno sostenuto, sarebbe controproducente, poiché il rapporto tra alleati si basa su una fiducia che verrebbe gravemente compromessa se l’inganno venisse scoperto. Il volume di armi trasferite dagli Stati Uniti a Israele è così ingente che non può passare inosservato e ci sono numerosi esempi del fatto che Washington conosce e rispetta le posizioni del governo spagnolo, secondo le fonti, che hanno citato il caso di sei aerei F-35 consegnati a marzo e ad aprile a Israele, che hanno evitato di passare per Rota o Morón. Questi caccia, hanno fatto scalo nelle isole Azzorre, secondo diverse fonti, prima di attraversare in volo lo stretto di Gibilterra.
Diverse nazioni arabe e l’Autorità Nazionale Palestinese hanno chiesto modifiche al piano di pace di Trump per Gaza, che quest’ultimo presenterà oggi al primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu. Lo riporta Channel 12. Nel rapporto si afferma che si chiede di “ammorbidire il linguaggio” dove si afferma che Hamas verrà disarmato, e invece si chiederà ad Hamas di consegnare le sue armi. Inoltre si chiede che il governo del dopoguerra sia più chiaramente allineato con l’Autorità Palestinese. Inoltre si suggerisce che qualsiasi forza di peacekeeping internazionale venga schierata lungo il confine con Israele e non all’interno di Gaza. Tale richiesta, secondo il rapporto, sarebbe stata apparentemente avanzata da Hamas. Infine si afferma che sia l’Autorità Nazionale Palestinese che il Qatar si sono opposti al ruolo dell’ex primo ministro britannico Tony Blair nella supervisione dell’attuazione dell’accordo.
‘Hostage Family Forum ha inviato una lettera al presidente degli Stati Uniti Donald Trump prima del suo incontro con il primo ministro Benjamin Netanyahu, ringraziandolo calorosamente per i suoi sforzi per liberare i prigionieri e implorandolo di portare a termine l’ultimo accordo. “Siamo grati e dipendiamo dalla vostra forza e dalla forza e dal potere straordinario degli Stati Uniti d’America”, scrivono, sottolineando il suo impegno per la loro causa. Le famiglie chiedono a Trump di “resistere fermamente a qualsiasi tentativo di sabotare l’accordo da lei proposto”.
“Capisco il problema Flotilla, su cui condivido dalla a alla zeta le parole del Presidente Mattarella. Ma nonostante i media italiani parlino solo di quello, oggi potrebbe essere il giorno della verità perché il Piano di Trump per la tregua è oggetto di discussione alla Casa Bianca con Netanyahu. Siamo vicini a una svolta anche grazie al lavoro di Tony Blair e di altri leader di tutto il mondo, gente che fa politica e non si limita a stare sui social. Se il Piano verrà approvato, si potrà finalmente recuperare un filo di ottimismo. E iniziare a costruire la soluzione due popoli, due Stati. Occhi puntati su Washington dunque. E giovedì interverremo in Aula, al Senato, col Ministro Tajani su questo”. Lo scrive il leader di Italia viva, Matteo Renzi, nella sua Enews.
La Uefa avrebbe inviato una lettera alla Federazione calcistica israeliana assicurandola che non è prevista alcuna riunione questa settimana per valutare la possibilità di mettere al bando Israele a causa della guerra nella Striscia di Gaza. Lo scrive Ynet citando alcune fonti. La notizia smentirebbe quindi l’indiscrezione lanciata dei giorni scorsi dal Times una riunione del Comitato esecutivo in settimana sul tema.
Israele sta spingendo gli Stati Uniti ad apportare modifiche al piano di pace per Gaza in 21 punti del presidente americano Donald Trump, tra cui la limitazione del ruolo del Qatar nella Gaza del dopoguerra. Lo riporta Ynet. Il rapporto afferma che Israele non vuole che il Qatar abbia alcun ruolo nella gestione della Striscia dopo la guerra, a fronte del deterioramento dei rapporti tra lo Stato ebraico e Doha. Tuttavia, gli Stati Uniti considerano il Qatar un partner prezioso e vorrebbero che assumesse un ruolo importante.
Nella notte le forze israeliane di difesa (Idf) hanno annunciato di aver intercettato un missile balistico lanciato dai ribelli houthi dallo Yemen. Lo riporta The Times of Israel. L’Idf ha anche precisato che non ci sono notizie di impatti o di feriti. A causa del lancio le sirene d’allarme hanno suonato nel centro di Israele e in diversi insediamenti della Cisgiordania meridionale.
Gli Houthi si sono assunti la responsabilità dell’attacco missilistico sostenendo di aver preso di mira “diversi obiettivi sensibili” nell’area di Tel Aviv utilizzando una testata con bombe a grappolo.
L’ex primo ministro britannico Tony Blair è “una figura sgradita nella situazione palestinese”. Lo ha affermato Hossam Badran, membro dell’ufficio politico di Hamas, in un post su Telegram citato da Al-Arabyia. Badran ha sottolineato che “la gestione degli affari palestinesi a Gaza o in Cisgiordania è una questione interna palestinese che deve essere affrontata con il consenso nazionale. Nessuna parte regionale o internazionale ha il diritto di imporre al popolo palestinese come gestire i propri affari. Abbiamo le capacità e le competenze che ci consentono di gestire i nostri affari e le nostre relazioni con la regione e il mondo”.
Il presidente israeliano Isaac Herzog ha dichiarato che potrebbe concedere la grazia al primo ministro Benjamin Netanyahu nel processo per corruzione, affermando che “il caso grava pesantemente sulla società israeliana”. “Valuterò ciò che è meglio per lo Stato e tutte le altre considerazioni”, le sue parole alla radio dell’Esercito riportate dal Times of Israel.

