L'incontro nella sede dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

Nella sede dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane a Roma i familiari di cinque ostaggi rapiti e uccisi da Hamas negli attacchi del 7 ottobre lanciano il loro appello ai governi occidentali per riavere le spoglie dei loro cari. Tra questi c’è Salem al-Atrash, beduino musulmano, che ha perso in quelle tragiche ore il fratello Muhammad: “L’ultima volta che ho sentito mio fratello è stato il 7 ottobre alle 6:13 del mattino, mi ha detto che sarebbe tornato da me e mi avrebbe chiamato e poi non l’ho più sentito. Dopo un paio d’ore ho ricevuto un video in cui si vedeva il suo corpo già nelle strade di Gaza calpestato dai miliziani di Hamas. Una scena orripilante. Quello che voglio chiedere al mondo è che si faccia pressione affinché tutti gli ostaggi, vivi e morti, siano riportati a casa. Noi non vogliamo la guerra, vogliamo la pace. Ma soprattutto non vogliamo Hamas”. I familiari hanno con sé le foto dei propri cari i cui corpi sono nelle mani di Hamas all’interno della striscia di Gaza. Sono civili ma anche militari come Shai Levinson, comandante di carro armato di 19 anni dell’esercito israeliano. Il fratello Ben racconta cosa gli è successo: “Nel mattino del 7 ottobre è partito con il suo reparto per difendere il confine. Hanno combattuto per 30 minuti finché un razzo anticarro ha colpito il suo carro armato. Mio fratello aveva metà del corpo fuori perché comandante di carro armato e doveva vedere per comandare i commilitoni, è caduto ed è stato rapito da Hamas. Qualche mese dopo ci è arrivato il messaggio che Shai è stato ucciso e che il suo corpo è ancora lì”. C’è anche chi, come Idan Baruch, ha perso un familiare nell’attacco al tristemente noto Festival musicale Nova: “Uriel Baruch, mio fratello, aveva 32 anni e due bambini. Era al Festival Nova, sono arrivati i terroristi che hanno cominciato a uccidere, torturare e rapire persone. L’amico con cui era al festival è stato ucciso e lui è stato rapito. Il pomeriggio qualcuno ci ha bussato con gli occhi rossi per il pianto per dirci che non rispondevano più al telefono e allora abbiamo capito che qualcosa era successo e ci siamo allarmati”, racconta. “Non abbiamo alcun interesse in questa guerra. Se ci sono degli ostaggi a Gaza è perché il 7 ottobre i terroristi di Hamas sono entrati in Israele e hanno rapito queste persone e le hanno portate a Gaza. Ogni volta che si parla di tregua è importante ricordare come gli ostaggi sono arrivati lì. Se Hamas non rilascerà gli ostaggi questo bagno di sangue dovrà purtroppo continuare”.

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