Presente e passato di una città devastata dal peggior incidente nucleare della storia

Sono poche, oggi, le persone che non hanno sentito parlare di Chernobyl almeno una volta: colpita il 26 aprile 1987 dal peggior incidente nucleare di tutti i tempi, la città è tristemente passata alla storia per il disastro che ne è derivato.

Cosa è successo dopo l’esplosione? Cosa rimane della centenaria cittadina ucraina?

Chernobyl: un po’ di storia

Nella centrale nucleare di Chernobyl il reattore di una delle unità esplose il 26 aprile 1986, a causa di una noncuranza dei protocolli standard di sicurezza e di numerosi errori umani gravi.

Nel corso della notte, infatti, venne eseguito una simulazione di guasto al sistema di raffreddamento, ma a causa di difetti di progettazione del reattore, le barre di uranio del nocciolo si surriscaldarono provocando due violente esplosioni.

L’impatto ambientale fu devastante e il livello di contaminazione superò di 200 volte quello provocato dalle bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki.

Le radiazioni si sparsero nell’aria e ci vollero ben 15 giorni per spegnere definitivamente l’incendio.

Fu necessario ricoprire il reattore distrutto e per farlo si avviò un progetto di contenimento del costo di un miliardo di dollari.

La zona e le città colpite

Innanzitutto è importante precisare che, a differenza di quanto si pensi, la centrale nucleare di Chernobyl non si trova nella città omonima, che dista circa 15 chilometri, bensì a Pripyat, in Ucraina.

Fu quindi Pripyat la città maggiormente colpita ed è qui che si possono realmente vedere le devastanti conseguenze dell’incidente.

Ciò che più di tutto aggravò il disastro, fu la poca consapevolezza con la quale si affrontò la situazione: nessuno aveva veramente capito quali fossero le cause dell’esplosione e non si prese in considerazione l’ipotesi che fosse il reattore il problema.
Il personale della centrale si aggirò quindi per l’impianto contaminato senza prendere precauzioni e ai cittadini dell’area circostante venne detto che la radioattività era bassa e non preoccupante.

Grazie al vento, però, le radiazioni arrivarono fino in Svezia e la centrale nucleare locale diede l’allarme, rivelando la reale portata del disastro e portando le autorità sovietiche a dichiarare lo stato di emergenza.

Gli abitanti di Pripyat vennero evacuati grazie a dei pullman e man mano si estese l’ordine fino a raggiungere villaggi distanti anche 400 chilometri per un totale di circa 350.000 persone.
Nonostante venne detto ai cittadini si trattasse di un situazione temporanea della durata di tre giorni, quasi nessuno fece più ritorno a casa.

Nelle settimane successive, inoltre, la nube radioattiva si sparse in Europa e nel Mediterraneo.

Incidente Chernobyl: le terribili conseguenze

Le conseguenze dell’esplosione alla centrale nucleare di Chernobyl sono state devastanti, trasformando l’episodio in un tragico e indelebile capitolo di storia.

Le radiazioni sprigionate dall’incidente si sono infatti rapidamente sparse nell’aria, raggiungendo dei livelli insostenibili per la vita.
Decine di
persone sono morte al momento dell’incidente e numerose sono state le vittime tra i vigili del fuoco, i militari e i soccorritori – detti i liquidatori – che hanno agito per mitigare il disastro.

Molte persone residenti nell’area colpita non sono morte nell’immediato, ma hanno sviluppato malattie a lungo termine a causa delle radiazioni, manifestando tumori, leucemie e altre ripercussioni gravi.
Anche i nuovi nati hanno subito pesanti conseguenze, presentando malformazioni di diverso tipo e malattie genetiche.
Non esiste una stima certa del numero totale di vittime: ci sono diversi report contrastanti ed è difficile avere un numero preciso.

Le morti accertate pare siano 65 e le presunte oscillano tra i 4.000 e il milione, proprio per la difficoltà a verificare l’effettiva correlazione tra l’incidente e l’insorgere della malattia.

Com’è Chernobyl oggi? Scopriamo le foto più significative

A causa dell’alto livello di radioattività dell’aria la zona circostante alla centrale non è più tornata quella che era prima.

Pripyat è tutt’oggi una città fantasma completamente priva di abitanti e rimasta pressoché identica al giorno dell’evacuazione di massa.

La città appare quindi completamente in rovina e la vegetazione ha preso il sopravvento, creando un perfetto habitat per animali come lupi, alci e cavalli che girano indisturbati.A Chernobyl, invece, risiedono poco più di 1000 persone: nonostante sia proibito dalle leggi ucraine, molti anziani hanno infatti deciso di risiedervi ugualmente.

La centrale nucleare è stata tenuta in funzione a regime parziale, fornendo energia elettrica alla città di Kiev, capitale dell’Ucraina.
È stata però definitivamente
chiusa nel 2000, quando è stato spento l’ultimo reattore.

Per questo a Pripyat è sorprendentemente rimasta attiva la piscina comunale coperta, che poteva essere utilizzata dal personale tecnico della centrale.

È possibile visitare Chernobyl?

A distanza di 35 anni dal peggiore incidente nucleare della storia, è possibile accedere all’area in sicurezza?

Vivere o aprire attività commerciali nella zona compresa entro i 30 km dalla centrale è vietato, ma sono ammessi tour turistici della durata di qualche giorno.
Esporsi alle radiazioni per un periodo così breve, considerando il livello che hanno raggiunto ora dopo tanti anni, è infatti ritenuto
sicuro e innocuo per la salute.

Per questo esistono diversi tour operator che organizzano visite dedicate, attenendosi a poche e semplici regole per garantire sicurezza: indossare abiti coprenti e scarpe chiuse, non toccare nulla, non sedersi in terra, non prelevare oggetti, non mangiare in loco ed evitare le zone più radioattive.
Inoltre si consiglia di lavare gli indumenti una volta tornati a casa e di non partecipare a troppe visite consecutive.

L’idea ha avuto un enorme successo e questo turismo di nicchia vede ogni anno decine di migliaia di visitatori entusiasti di osservare da vicino questi luoghi in decadenza.
Merito soprattutto dei numerosi film, documentari e serie tv che hanno contribuito a tenere vivi la memoria e l’interesse per questo tragico e devastante evento.

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