Le indagini del procuratore indipendente Mueller sull'aiuto di Mosca alla campagna elettorale del presidente. Evasioni fiscali, fondi neri, mail rubate e diffuse. E sono già arrivati i primi arresti

A un anno dall'elezione di Donald Trump alla Casa Bianca, è ancora in corso e durerà a lungo il cosiddetto 'Russiagate', cioè l'inchiesta per capire come i russi abbiano influenzato proprio le consultazioni del 2016.

Un primo passo dal procuratore speciale Robert Mueller è stato fatto nei giorni scorsi, con l'incriminazione di Paul Manafort (nella foto) – uno dei principali responsabili della campagna elettorale di Trump – e di un suo collaboratore, Rick Gates. Le imputazioni cui deve far fronte Manafort vanno dall'evasione fiscale (si parla di 75 milioni transitati) a legami non troppo chiari con leader filo-russi dell'Ucraina, come Viktor Yanukovich. I reati coprirebbero 10 anni, dal 2006 al 2017. Non è chiaro quanto possa essere coinvolto lo stesso presidente ed è ancora troppo presto per parlare di impeachment.

Un altro ex consigliere della campagna elettorale di Trump, George Papadopoulos, ha confessato di aver mentito agli agenti dell'Fbi riguardo a una conversazione con un agente vicino al governo russo. Nel 2016 Papadopoulos avrebbe ricevuto la proposta di diffondere migliaia di email con contenuti che avrebbero infangato Hillary Clinton, da parte di una persone con stretti legami con il governo russo. Su questa conversazione, il consigliere di Trump avrebbe taciuto la verità agli inquirenti. Il ruolo di Papadopoulos e le cose che potrebbe raccontare vengono giudicate le più pericolose per il futuro del presidente.

Tutto questo avviene dopo che le agenzie di intelligence Usa, nello scorso mese di gennaio, sono già arrivate alla conclusione che la Russia ha interferito nelle elezioni per favorire Trump su Clinton. C'è chi ipotizza che la Casa Bianca, dopo aver già licenziato il capo dell'Fbi James Comey, possa dare il ben servito anche al procuratore speciale Mueller. E si parla della possibilità che, vista la mala parata, Trump potrebbe decidere di "autoassolversi" cioé di decidere su una sorta di immunità a favore di se stesso. La Costituzione e la legge lo permetterebbero ma l'effetto negativo sulla sua immagine, sarebbe devastante.

Nell'ambito del Russiagate è anche emerso che sono circa 126 milioni gli americani che possono aver visto gli 80mila post pubblicati da operatori russi per influenzare la politica americana. I legislatori americani hanno già reagito alle presunte influenze introducendo norme che obbligano le piattaforme online a dichiarare chi sta promuovendo annunci sulle elezioni, e a quali pubblici sono rivolti. Facebook e Twitter hanno già adottato alcune misure di autoregolazione, assicurando che creeranno dei propri archivi di pubblicità elettorali e che applicheranno speciali etichette per questi post. In seguito è intervenuta anche Google, dicendo che creerà un database che include anche le pubblicità lanciate su YouTube.

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