Il papà di una delle italiane: "Si vogliono coprire le inefficenze"

Un giudice catalano ha nuovamente archiviato il caso contro il conducente dell'autobus in cui, il 20 marzo del 2016, morirono 13 studentesse Erasmus (tra cui 7 italiane), in un incidente sull'autostrada tra Valencia e Barcellona. Secondo quanto riporta il quotidiano La Vanguardia, il gip del tribunale di Amposta (Tarragona) ritiene che non vi siano indizi per accusare l'autista: le indagini hanno confermato che l'uomo ha rispettato i tempi necessari tra la guida e il riposo e hanno escluso che al momento dell'incidente stesse parlando al telefono. Inoltre, era già stato appurato che la velocità del mezzo era adeguata e che il conducente non era ubriaco. Il gip rinvia ora le parti ad una eventuale causa civile. Il giudice aveva già archiviato il caso ma lo aveva riaperto a febbraio scorso per poter interrogare il conducente, che non aveva potuto essere ascoltato prima per il suo precario stato di salute. 

"Temiamo che ci sia una qualche volontà di coprire tutta una serie di inefficienze sui trasporti, sull'organizzazione, sulla sicurezza e anche sulla struttura stessa dell'autostrada", ha affermato Giuseppe Scarascia Mugnozza, papà di Elisa, una delle vittime, intervenendo oggi in studio a La Vita in Diretta, il programma di Rai1 condotto da Francesca Fialdini e Marco Liorni.  

"Siamo scioccati oltre che essere addolorati", ha detto Scarascia Mugnozza. E' una cosa "che ancora nessuno di noi riesce a capire". "Siamo già in contatto – ha aggiunto – con il Governo italiano e con diversi ministri che ci hanno già assicurato il loro appoggio e la loro solidarietà, in particolare il Presidente del Consiglio e il suo staff. Loro sono fondamentali per far sì che la Spagna riapra il caso e cerchi di accertare le responsabilità. Non è solo una questione personale: il problema vero è accertare cosa non ha funzionato. E' importante per le ragazze e i ragazzi che vanno lì a studiare, per il programma Erasmus o come semplici turisti".

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