Il piccolo di undici mesi era affetto da una grave malattia incurabile

È morto Charlie Gard, il bambino britannico di 11 mesi con una grave malattia genetica per mesi al centro di una disputa giudiziaria tra i genitori, che avrebbero voluto portarlo negli Stati Uniti per tentare una cura sperimentale, e i medici del Great Ormond Street Hospital che lo avevano in cura. La notizia della morte del piccolo è stata comunicata dalla famiglia al Daily Mail. "Il nostro bellissimo bambino se n'è andato, siamo così orgogliosi di te, Charlie", ha detto la madre.

La lunga battaglia legale di Chris Gard e Connie Yates si era conclusa lunedì 24 luglio, un giorno prima del verdetto finale dell'Alta corte di Londra sulla loro richiesta di portare il figlio, affetto da deplezione del Dna mitocondriale, negli Stati Uniti dove il neurologo Michio Hirano si era offerto di tentare una nuova cura. "Danni irreversibili sono stati fatti e la cura non può più avere successo", aveva affermato il legale dei genitori, Grant Armstrong, spiegando che, per il tempo trascorso, i danni al cervello del piccolo erano diventati irreversibili.

I medici londinesi avevano chiesto da tempo di staccare le macchine che tenevano in vita il bimbo, per consentirgli una morte dignitosa. La malattia genetica che lo aveva colpito è rarissima e ne esisterebbero solo 16 casi al mondo. Provoca l'atrofizzazione dei muscoli e danni cerebrali irreversibili, fino a ridurre nella condizione di non potersi muovere, alla cecità e all'incapacità di respirare. I tribunali britannici ed europei avevano dato ragione ai medici. Una via crucis legale, quella della famiglia di Charlie, prima davanti all'Alta corte britannica, l'11 aprile, poi alla corte d'Appello, il 25 maggio, infine alla Corte europea dei diritti dell'uomo, l'8 giugno. Dopo le sentenze per Charlie si erano mossi anche Papa Franceso e il presidente Usa, Donald Trump. Quest'ultimo aveva concesso la cittadinanza americana alla famiglia Gard per facilitare il loro viaggio. L'ospedale Bambino Gesù di Roma si era reso disponibile ad accogliere il piccolo. Tutto questo mentre l'opinione pubblica si è divisa e i medici dell'ospedale hanno subito insulti e minacce di morte, fino a richiedere l'intervento delle autorità. I genitori hanno raccolto mezzo milione di firme a sostegno della loro causa e 1,5 milioni di euro per finanziare le cure all'estero. Ora il denaro sarà usato per creare una fondazione con cui la voce di Charlie "continui a essere ascoltata".

Dopo la fine della battaglia in tribunale, i genitori del bimbo nato il 4 agosto del 2016 avevano chiesto di portarlo a casa per farlo morire. Ma anche l'ultima battaglia è finita con una delusione. Troppo difficile, secondo i medici, il trasporto di paziente e macchinari in un'abitazione. Il giudice aveva dato tempo fino a mezzogiorno di giovedì per accordarsi su dove Charlie dovesse trascorrere gli ultimi giorni di vita. Alla fine è stata l'autorità giudiziaria a disporre il trasferimento in un hospice dove, nella massima riservatezza, il piccolo è stato accompagnato fino al decesso. "L'ospedale di Great Ormond Street ci ha negato l'ultimo desiderio", ha commentato venerdì la famiglia.

"Affido il piccolo Charlie al Padreterno, prego per i suoi genitori e per tutti coloro che l'hanno amato", ha scritto Papa Francesco su Twitter. "Karen e io offriamo le nostre preghiere e condoglianze ai suoi genitori in questo momento difficile", ha twittato il vicepresidente degli Stati Uniti, Mike Pence. Anche il Great Ormond Street Hospital ha mandato "le sue più sentite condoglianze ai genitori di Charlie e ai suoi cari in questo momento molto triste".

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata