Nessun dettaglio su come il quotidiano avrebbe fatto fallire i piani Usa

 Il presidente americano, Donald Trump, ha accusato il quotidiano New York Times di aver fatto fallire il piano del suo governo per uccidere il leader dello Stato islamico, l'autoproclamato 'califfo' Abu Bakr al-Baghdadi. In un tweet, ha scritto: "Il fallito NYT ha fatto fallire il tentativo degli Usa di uccidere il terrorista più ricercato, al-Baghdadi. Ha messo i suoi interessi davanti a quelli della sicurezza nazionale".

 

Nessun dettaglio, tuttavia, su come la testata avrebbe fatto a far naufragare l'operazione militare o d'intelligence contro il capo del gruppo jihadista. Il tweet di Trump è arrivato pochi minuti dopo che l'emittente conservatrice televisiva Fox News ha diffuso una notizia che includeva commenti su al-Baghdadi di un comandante statunitense, il generale Tony Thomas, capo del comando delle operazioni speciali del Pentagono.

In conferenza al Foro della sicurezza di Aspen, in Colorado, Thomas ha detto che le forze americane erano "particolarmente vicine" a trovare al-Baghdadi a metà del 2015, dopo una operazione in cui riuscirono a raccogliere molte informazioni sull'Isis. "Avevamo una pista molto buona, ma sfortunatamente filtrò a un importante giornale nazionale circa una settimana dopo e quella pista sfumò", ha affermato. Per Fox News il generale si riferiva a una notizia apparsa sul NYT nel giugno 2015, secondo cui l'intelligence americana aveva raccolto "informazioni valide" nell'operazione, tra cui dati sul modo di operare del 'califfo'. Il quotidiano ha assicurato che il Pentagono non gli aveva presentato alcuna obiezione sull'articolo e che nessun altro funzionario americano si era lamentato in pubblico sinora.

La relazione di Trump con il NYT è difficile da quando il repubblicano è arrivato alla Casa Bianca, con accuse di notizie false e manipolate. Voci sulla morte di al-Baghdadi si sono rincorse più volte negli ultimi anni, la più recente diffusa dall'Osservatorio siriano dei diritti umani che ne ha dato notizia l'11 luglio. Solitamente affidabile, l'ong aveva citato come fonte "vertici di prima e seconda fila dell'Isis", ma il Pentagono ha poi fatto sapere che la notizia non è confermata e che al-Baghdadi viene considerato in vita fino a prova contraria

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