Un medico della Columbia University incontrerà il team del Great Ormond
E' attesa per il 25 luglio la decisione definitiva del giudice Francis sulle sorti di Charlie Gard. L'Alta Corte ha accolto la richiesta di considerare le nuove prove che la terapia sperimentale studiata per lui possa portare a un 10% di possibilità di potenziamento dei muscoli e a un "piccolo ma significativo", è stato detto, miglioramento delle funzioni celebrali. Il neurologo statunitense della Columbia University di New York, Michio Hirano, che si è offerto di curare il piccolo, potrà dunque incontrare il team di medici del Great Ormond Hospital di Londra, dove è attualmente ricoverato. Con lui, gli altri sei medici che hanno firmato il protocollo, incluso un esperto dell'Ospedale pediatrico della Santa Sede, Bambino Gesù, tra i primi a offrirsi di prendere in cura il piccolo.
Charlie, 11 mesi, soffre di depressione del Dna mitocondriale a causa della quale non può vedere, non può sentire e non può muoversi. La sindrome, rarissima (ne soffrono 16 bambini al mondo), causa infatti debolezza muscolare progressiva e danni cerebrali, perché il corpo non produce energia per gli organi. E' per questo motivo che l'ospedale in cui è ricoverato aveva chiesto che il piccolo potesse morire con dignità. "Interrompere i trattamenti, se le misure adottate non sono più compatibili con la dignità del bambino", si leggeva nelle prime sentenze (dell'Alta Corte inglese l'11 aprile, della Corte d'appello inglese il 25 maggio e della Corte europea dei diritti dell'Uomo l'8 giugno).
I genitori assicurano che "non sta soffrendo" e contestano i dati dei medici inglesi, che hanno rilevato danni irreparabili al cervello del bambino, facendo leva in particolare sulla misurazione della sua testa: l'ospedale ha registrato che non è cresciuta negli ultimi tre mesi, segnale di mancata attività cerebrale. La madre ha invece detto di aver misurato il cranio del piccolo ieri mattina, registrando 2 centimetri in più rispetto alla misurazione dell'ospedale. Il giudice riascolterà la prossima settimana le motivazioni del dottor Hirano, il quale assicura di aver raccolto, già da aprile, nuovi elementi per la potenziale efficacia della terapia sperimentale, che però non è ancora stata testata neanche sui topi.
Dopo aver messo in atto una massiccia campagna di appello in difesa della vita del figlio sui social, con l'hashtag #charliesfight – che è valsa l'attenzione di Papa Francesco e del presidente Usa Donald Trump – i coniugi Gard hanno raccolto donazioni per 1,5 milioni di euro per finanziare le cure del piccolo negli Stati Uniti o in qualunque altro Paese.
"Siamo passati da zero chances per fare sopravvivere Charlie a significativamente di più. Adesso preghiamo", ha detto Connie Yates, la mamma di Charlie, in un'intervista a 'La Repubblica'. "Sono mesi che scongiuro medici e giudici di lasciarmi portare Charlie in un ospedale dove sono disposti a provare di tutto per salvarlo. Quel professore sta solo cercando di aiutarci. La sua testimonianza ha dimostrato che ci sono motivi per sperare che la condizioni di Charlie migliorino. E se c'è anche una piccola possibilità, perché non esplorarla?".
Sul caso la Chiesa italiana è tornata a esprimersi attraverso il Segretario generale dei vescovi, Nunzio Galantino: "Bisogna dare ascolto ai genitori – ha detto – A me ha colpito molto l'appello della mamma che ha chiesto al giudice cosa avrebbe fatto se fosse stato suo figlio. Nella nostra società invochiamo la volontà dei genitori quando questo conviene a un certo tipo di cultura, la ignoriamo quando vanno in una direzione culturale opposta. Diamo loro ascolto".
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