L'ex presidente sudcoreana e il capo del suo spionaggio sono accusati di aver complottato per eliminare il leader di Pyongyang
La Corea del Nord ha condannato a morte l'ex presidente sudcoreana Park Geun-hye e il capo del suo spionaggio, colpevoli di aver complottato per uccidere il leader Kim Jong-un. Intanto, fonti a Seul rivelano che il dittatore nordcoreano vive nella paura di essere assassinato: è "estremamente nervoso" e per questo viaggia in incognito e tenendo segreti i suoi piani, dopo che sono emerse notizie di un'azione segreta congiunta americana e sudcoreana per eliminare la leadership nordcoreana. I suoi timori, scrive Fox News descrivendo la situazione, sarebbero tutt'altro che infondati. Timore cui ha anche reagito tentando di dare varie prove di forza a Usa, Giappone e Corea del Sud, aumentando i lanci di missili balistici.
L'agenzia di Pyongyang Kcna ha affermato che "rivelazioni hanno mostrato" che Park avrebbe guidato un complotto per uccidere la "massima leadership" del Nord nel 2015. Mentre l'agenzia non ha dato dettagli in merito, i media giapponesi hanno riferito che Park approvò quell'anno un piano per destituire il regime. Attualmente la ex presidente è in carcere, dopo essere stata condannata per uno scandalo corruzione, e Pyongyang ne ha chiesto la consegna, assieme a quella dell'allora capo dello spionaggio, Lee Byung-ho. L'agenzia di intelligence nazionale (Nis) di Seul ha affermato che le informazioni su un complotto del genere "non hanno fondamento".
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