Lo rivela il sito americano Axios, citando tre fonti vicine a Trump

 L'Europa non può più fare affidamento sui suoi alleati. Parola della cancelliera tedesca Angela Merkel di rientro dal G7 di Taormina. "I tempi in cui potevamo fare pienamente affidamento sugli altri sono passati da un bel pezzo, questo ho capito negli ultimi giorni", ha spiegato la cancelliera in un discorso tenuto in occasione di una manifestazione politica organizzata dal partito cristiano sociale bavarese (Csu) in un tendone-birreria a Monaco di Baviera. "E questo è il motivo per cui posso solo dire che noi europei dobbiamo davvero portare il nostro destino nelle nostre mani", ha aggiunto. Il riferimento, senza mai nominarlo, è al presidente americano Donald Trump che prima a Bruxelles al vertice Nato e poi a Taormina ha criticato i principali alleati dell'Alleanza atlantica e ha rifiutato di approvare l'impegno all'accordo globale sul cambiamento climatico.
 

L'INDISCREZIONE Intanto il presidente americano ha rivelato ad alcuni suoi confidenti, tra cui il numero uno dell'Agenzia per la protezione ambientale (Epa) Scott Pruitt, di voler abbandonare l'accordo sul clima siglato a Parigi. Lo rivela il sito americano Axios, citando tre fonti vicine a Trump. Pubblicamente, di rientro dal vertice G7 di Taormina, Trump aveva annunciato in un tweet che avrebbe deciso la prossima settimana se sfilare o meno gli Stati Uniti dall'accordo. E quando lo stesso Axios ha chiesto conto alla Casa Bianca di queste intenzioni private, il direttore della comunicazione strategica Hope Hicks ha risposto: "Credo che il suo tweet sia chiaro e che deciderà questa settimana".

Sul tema la Casa Bianca appare spaccata: lo chief strategist, Steve Bannon, è d'accordo sull'uscita mentre la figlia Ivanka e il genero Jared Kushner, con cui Trump ha trascorso gli ultimi giorni nel suo primo viaggio internazionale, puntano a restare nell'intesa. Secondo le rivelazioni di Axios, l'umore all'interno dell'Epa questa settimana era di nervoso ottimismo. La Casa Bianca avrebbe chiesto a Pruitt di bloccare le sue apparizioni televisive fino a quando Trump non annuncerà la sua decisione: nelle scorse settimane il numero uno era apparso in tv per sostenere l'uscita degli Stati Uniti dall'accordo ma nel corso di una riunione Pruitt avrebbe detto al suo staff di voler mantenere un profilo più basso per evitare che il ritiro dall'intesa sia visto come una sua vittoria. "Deve essere la vittoria del presidente", avrebbe dichiarato Pruitt secondo una fonte. Inoltre, lo staff di Pruitt avrebbe espresso preoccupazione per essere esposti alla pressione dei leader europei e delle opinioni ambientaliste dei consiglieri di Trump, come la stessa Ivanka e il consulente economico Gary Cohn. Ma l'Epa sembra ora sollevata dopo che il presidente ha rifiutato di aderire al documento siglato dalle altre sei nazioni del G7 a Taormina, in cui si ribadisce un "forte impegno" nell'attuazione dell'accordo di Parigi.

Secondo le fonti citate da Axios Trump avrebbe tre modi per ritirare gli Stati Uniti dall'accordo. Il presidente potrebbe annunciare di voler sfilare gli Stati uniti dall'accordo, innescando un processo di uscita che non si concluderà prima di novembre 2020. Secondo i termini dell'accordo, infatti, nessun Paese può inviare richiesta di recesso fino a tre anni dopo l'entrata in vigore dell'accordo, il 4 novembre 2016. Il processo effettivo di recesso durerebbe quindi un anno. In questo periodo, secondo una fonte dell'amministrazione, è possibile che Trump possa cambiare idea. Oppure Trump potrebbe dichiarare che l'accordo di Parigi è in realtà un trattato legale che richiede l'approvazione del Senato. Con una votazione contraria, Trump avrebbe quindi il sostegno del Senato a non rispettare l'accordo/trattato.  Una lettera che 22 senatori repubblicani, tra cui il leader della maggioranza al Senato Mitch McConnell, hanno inviato al presidente questa settimana in cui lo esortano a ritirarsi dall'accordo, aumenta le probabilità di questa ipotesi. Trump potrebbe ritirare gli Stati Uniti dal trattato che sostiene l'accordo di Parigi, che si chiama Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Questa sarebbe l'opzione più estrema perché porterebbe gli Stati Uniti fuori da tutta la diplomazia globale sul clima.
 

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