Secondo il ministro della Difesa centinaia di soldati britannici sono stati accusati ingiustamente. L'inchiesta riguardava 1.700 casi di abusi

 Il governo britannico chiuderà le indagini sui presunti episodi di tortura e uccisioni illegali da parte dei soldati britannici in Iraq, dopo che lo studio legale che rappresenta le vittime ha rilasciato affermazioni false. Lo rende noto il ministro della Difesa, Michael Fallon, secondo cui la notizia "sarà di sollievo per centinaia di soldati britannici che hanno subito queste accuse abbastanza ingiuste". "Ora – ha aggiunto – metteremo in essere nuove misure per garantire che questo non accada di nuovo e che ci siano le garanzie adeguate per prevenire accuse del tutto calunniose e infondate contro i nostri militari".

Nel 2010 il governo britannico aveva dato vita all'Iraq Historic Allegations Team (Ihat), per indagare sulle torture e gli abusi commessi dai soldati del Regno Unito in Iraq. Nel corso della sua vita ha indagato su oltre 1.700 episodi, ma ancora non è stata emessa alcuna condanna. A dicembre, l'organismo aveva fatto sapere che avrebbe dovuto lavorare ancora su 60 casi entro la metà del 2017 e che avrebbe completato la sua indagine entro la fine del 2019, oltre dieci anni dopo il ritiro dell'ultimo soldato britannico dall'Iraq. Ma venerdì il governo ha fatto sapere che l'Ihat sarebbe stato smantellato durante l'estate e che sulle accuse rimanenti avrebbero indagato i servizi di polizia delle forze armate.

 

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