Per la Corte, invece, lo Stato non ha violato il suo diritto a una vita privata
Anders Behring Breivik, autore delle stragi del 22 luglio 2011 a Oslo e Utoya, ha vinto in parte la causa da lui intentata contro lo Stato norvegese. La Corte di Oslo ha stabilito infatti che in prigione sono stati violati i suoi diritti umani. Per la Corte, invece, lo Stato norvegese non ha violato il diritto di Breivik a una vita privata e a una vita familiare. Facendo causa allo Stato norvegese, Breivik contestava infatti due presunte violazioni durante la sua detenzione: quella del diritto ad avere una vita privata e quella del divieto di trattamento disumano.
LA TESI DI BREIVIK. Secondo quanto ha denunciato l'avvocato di Breivik nel processo che si è celebrato il mese scorso nel carcere di Skien, a sud di Oslo, il regime di isolamento non rispetta gli standard minimi, tanto per la sua durata quanto per le dimensioni della cella, nonché considerato che è impedito il contatto con altri detenuti e sono ridotte al massimo le visite. La difesa si è appellata inoltre alla "fragilità mentale" dell'estremista di destra norvegese, che secondo il legale si è mostrato "confuso". A favore di Breivik può giocare una relazione di alcuni mesi fa del Difensore del popolo norvegese, che ha avvertito dei rischi che il detenuto subisca danni e un trattamento disumano, il che ha portato all'introduzione di alcune modifiche nel regime di isolamento.
LA VERSIONE DELLO STATO NORVEGESE. I procuratori dello Stato, dal canto loro, negano che il regime riservato a Breivik costituisca un trattamento disumano e giustificano il controllo delle sue comunicazioni con motivi di sicurezza, oltre ad accusare Breivik di essersi preso gioco del tribunale facendo un saluto nazista nella prima comparsa in pubblico. Le dichiarazioni di psichiatri e altro personale medico che hanno testimoniato nel processo rafforzano la tesi della procura, che ha definito Breivik un "narcisista alterato ideologicamente".
LE STRAGI DI OSLO E UTOYA DEL 2011. Breivik è stato condannato a 21 anni di carcere per l'esplosione provocata alla sede del governo di Oslo, in cui sono morte otto persone, e per la strage sull'isola di Utoya, a ovest della capitale norvegese. Qui Breivik si trasferì poco dopo l'esplosione della bomba a Oslo e compì un massacro al campo dei giovani laburisti, uccidendo altre 69 persone.
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