Orrore durante la guerra civile, omicidi e violenze sessuali

Il governo del Sud Sudan ha attuato "politiche di terra bruciata" consentendo una campagna di stupri, saccheggi e uccisione di civili durante la guerra civile del 2015". Lo afferma un rapporto dell'alto commissario delle Nazioni unite per i Diritti umani, Zeid Raad Al Hussein. Nel rapporto, si legge in una nota, "ci sono strazianti racconti di civili sospettati di aver sostenuto l'opposizione, tra cui bambini e disabili, uccisi bruciati vivi, soffocati in container, con esecuzioni, impiccagioni ad alberi o tagliati a pezzi". Il numero di stupri, prosegue, fa pensare che l'uso della violenza sessuale nel conflitto "sia diventato una pratica accettabile per i soldati dell'Esercito di liberazione popolare del Sudan (Spla) e dalle milizie armate affiliate". Ai gruppi fedeli al governo, secondo il rapporto, era consentito stuprare invece di essere pagati. Tra aprile e settembre 2015 l'indagine Onu ha registrato oltre 1.300 denunce di stupro solo nello Stato di Unità in Sud Sudan. "La dimensione e i tipi di violenza sessuale, in primis dalle truppe Spla e delle milizie affiliate – afferma l'alto commissario per i Diritti umani, Zeid Raad Al Hussein -, sono descritti in modo feroce e devastante, mentre è la più casuale eppure calcolata attitudine di chi massacra i civili e distrugge proprietà e mezzi di sostentamento".

Fonte Reuters – Traduzione LaPresse

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