Nairobi (Kenya), 10 dic. (LaPresse/EFE) – Nella Giornata mondiale per i diritti umani, Human Rights Watch denuncia che il matrimonio infantile riguarda il 40% delle bambine nell’Africa subsahariana, chiedendo ai governi di agire per contrastare la pratica. Nonostante i trattati sui diritti umani di donne e bambini sottoscritti dagli Stati africani fissino a 18 anni l’età minima per i matrimoni, nel continente persiste il tasso più alto al mondo di nozze forzate di questo tipo. L’organizzazione ha diffuso in occasione della giornata Onu il rapporto ‘Mettere fine al matrimonio infantile in Africa: aprendo le porte alle bambine in educazione, sanità e protezione dalla violenza’.

Non c’è un’unica soluzione per mettere fine al matrimonio infantile. I governi africani devono impegnarsi a realizzare un cambiamento globale che includa una riforma legale, l’accesso all’educazione di qualità, l’informazione e i servizi di salute sessuale e riproduttiva”, ha dichiarato la ricercatrice dell’organizzazione in Africa, Agnes Odhiambo. Secondo il rapporto, una volta sposate le bambine devono abbandonare la scuola, sono esposte a violenze domestiche e sessuali, rischiano la morte per maternità precoce e per Aids.

Molti fattori contribuiscono alla diffusione dei matrimoni infantili, secondo Hrw, ma la povertà è uno dei principali per cui le famiglie scelgono di cedere le bambine. Almeno 20 Paesi africani permettono che queste possano essere sposate prima dei 18 anni, con leggi che prevedono eccezioni in caso di consenso dei genitori. Anche il mancato accesso all’educazione contribuisce al problema, così come le tradizioni sui ruoli di genere. “I funzionari del governo non possono permettere un cambiamento da soli, devono lavorare con i leader religiosi e la comunità, che hanno un ruolo influente nella creazione delle norme sociali e culturali”, ha aggiunto Odhiambo. Se non saranno fatti passi avanti, secondo l’Onu nel 2050 il numero delle bambine costrette a sposarsi salirà dalle attuali 125 milioni a 310 milioni.

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