Roma, 14 lug. (LaPresse) – Roberto Berardi, l’imprenditore italiano detenuto da due anni e sei mesi in Guinea Equatoriale, per lungo tempo in isolamento, è uscito dal carcere di Bata il 9 luglio. A renderlo noto, con qualche giorno di ritardo in ragione di un indispensabile silenzio stampa, sono la ex moglie Rossella e il senatore Luigi Manconi, presidente della commissione per la tutela dei diritti umani di Palazzo Madama, che sin dall’inizio ha seguito da vicino la vicenda.

“Roberto è stato torturato psicologicamente e fisicamente fino all’ultimo giorno”. Così, in un’intervista a IntelligoNews, Rossella Palumbo, ex moglie e madre dei due figli dell’imprenditore. “Ogni volta – afferma – si rimandava con qualche motivazione assurda il suo ritorno e quella è stata una tortura psicologica molto dura per lui. Di rado, riusciva a farsi passare un telefonino, per lui importantissimo. L’unico mezzo per rimanere in vita. Altrimenti noi non avremmo potuto avere notizie e dargli la forza per resistere”.á

“Noi – spiega – cercavamo di vedere le cose giorno per giorno, per ora lo aspettiamo e poi domani sarà lo stesso, useremo lo stesso metodo. Quello che succederà ora non lo sappiamo, affronteremo le problematiche di volta in volta”. á

Al senatore Luigi Manconi va il suo grazie: “È stato fantastico, sempre presente anche nelle difficoltà, quando non sapevamo più cosa fare. Ci ha sempre aiutato con le giuste parole di sostegno, non lo dimenticherò mai”.

“Per Giulia e Marco – conclude – è difficile. Sono molto provati e non riescono ancora ad immaginare che il padre riesca a tornare, sono felici ma ancora increduli”.

“Berardi – ha aggiunto dal canto suo Manconi – è stato liberato giovedì scorso, ma solo dopo aver avuto la certezza che Roberto fosse in viaggio per l’Italia, si è deciso di dare la notizia; questa storia si è protratta troppo, incredibilmente e immotivatamente, e se ora c’è un lieto fine il merito è dello stesso Berardi che ha resistito ad abusi e sevizie, della moglie Rossella e dei familiari che non si sono mai rassegnati, e di coloro che si sono mobilitati a favore del nostro connazionale”. Molto si deve, ha concluso, “alla serietà e alla professionalità del nostro ambasciatore, Samuela Isopi, del corrispondente consolare Massimo Spano e di tutta la macchina della Farnesina”.

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