Baghdad (Iraq), 23 dic. (LaPresse/AP) – Numerose donne e ragazze della minoranza yazida in Iraq, prese come schiave la scorsa estate dai militanti del gruppo Stato islamico (ex Isil o Isis), hanno subìto abusi come torture e violenze sessuali, rimanendo profondamente traumatizzate. È quanto afferma un rapporto di Amnesty International, basato su interviste fatte a oltre 40 donne e ragazze yazide fatte prigioniere dai militanti dallo scorso agosto, quando l’Isis conquistò la città di Sinjar. Centinaia di persone morirono nell’offensiva e decine di migliaia di altre fuggirono nel Kurdistan iracheno o sul vicino monte Sinjar.
Il rapporto di Amnesty afferma che le prigioniere, fra cui bambine di 10-12 anni, sono state torturate, violentate, costrette a sposarsi e “vendute” o date come “regali” ai combattenti o ai loro sostenitori nelle aree di Iraq e Siria conquistate. Spesso le prigioniere sono anche state costrette a convertirsi all’islam. “Centinaia di donne e ragazze yazide hanno visto le loro vite distrutte dagli orrori della violenza e della schiavitù sessuale durante la prigionia nelle mani dei militanti”, ha dichiarato in un comunicato Donatella Rovera, consulente principale della ricerca sulle aree di crisi di Amnesty International. “Molte di quelle tenute come schiave sessuali sono bambine, di 14 o 15 anni o anche più piccole”, ha aggiunto.
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