Beit Lahiya (Striscia di Gaza), 13 ago. (LaPresse/AP) – Simone Camilli, l’italiano rimasto ucciso in una esplosione a Beit Lahiya, nel nord della Striscia di Gaza, aveva 35 anni e lavorava per l’agenzia di stampa Associated Press. Aveva cominciato a lavorare per AP a Roma come freelance nel 2005. Poi si era trasferito a Gerusalemme nel 2006 e spesso si recava a Gaza per incarichi specifici. Negli ultimi mesi aveva abitato a Beirut, ma era tornato a Gaza il mese scorso dopo lo scoppio del conflitto. Lascia la compagna e una figlia di tre anni, che vivono a Beirut. Il padre invece è Pier Luigi Camilli, sindaco di Pitigliano in provincia di Grosseto, e vive in Italia.

Si tratta del primo reporter straniero a restare ucciso nel conflitto nella Striscia, il cui bilancio è finora di oltre 1900 morti palestinesi e 67 israeliani. È inoltre il 33esimo membro dello staff di Associated Press a morire durante la copertura di eventi da quando AP è stata fondata nel 1846, il secondo giornalista AP a morire quest’anno dopo l’uccisione della fotografa Anja Niedringhaus avvenuta lo scorso 4 aprile in Afghanistan. In quello stesso episodio rimase gravemente ferita la corrispondente di AP Kathy Gannon.

La carriera di Camilli cominciò a Roma come assistente durante la malattia di papa Giovanni Paolo II, quando era ancora uno studente universitario alla Sapienza. “Dal momento in cui è arrivato all’ufficio di Roma ha voluto imparare ogni cosa”, racconta Maria Grazia Murru, senior producer di Associated Press a Roma. “Aveva la passione per raccontare le storie della gente e voleva sempre essere dove c’era la storia, voleva imparare ogni cosa ed essere il primo, non era mai contento di aspettare che le cose avvenissero”, prosegue. “Mi mancheranno il suo entusiasmo, il suo accento romano e il suo sorriso”, conclude Murru.

Ricorda Simone Camilli anche Diaa Hadid, collega di vecchia data. Racconta di essere arrivata con lui a Gerusalemme nel 2006 e che sono subito diventati amici. “Era caloroso, gentile, divertente, un ragazzo che fumava una sigaretta dietro l’altra e non riusciva mai a trovare il suo accendino, era sempre pronto per una storia, un tipo di ragazzo pronto all’avventura”, dice Hadid.

Nel corso degli anni Camilli aveva seguito diversi eventi in giro per l’Europa e in Medioriente. Fra questi la guerra di indipendenza del Kosovo, la guerra in Georgia, l’arresto del leader dell’esercito serbo-bosniaco Ratko Mladic, la guerra del 2006 fra Israele e Libano, l’ascesa di Hamas a Gaza nel 2007, i diversi conflitti tra Israele e Hamas e le dimissioni di papa Benedetto XVI. Più recentemente aveva seguito l’avanzata dello Stato islamico in Iraq e la crisi dei rifugiati in Siria. Proprio a proposito dell’Iraq, il chief producer di Associated Press a Gaza Najib Jobain racconta che il giornalista italiano aveva rinunciato a un incarico in Iraq per seguire l’ultimo conflitto a Gaza. “Gli è stato chiesto: ‘Vuoi andare a Erbil o a Gaza?’ e lui ha risposto: ‘Andrò a Gaza’ “, racconta. A Gaza Simone era stato diverse volte: nel 2006 e 2007 per gli scontri tra al Fatah e Hamas, nel dicembre 2008 per l’operazione israeliana Cast Lead, nel 2011 per lo scambio di prigionieri con il militare Gilad Shalit, nel 2012 per Pilastro di difesa.

Chris Slaney, ex senior producer a Gerusalemme, racconta di avere portato Camilli in Israele durante la guerra del 2006 contro il gruppo libanese Hezbollah. “Da quel momento si è immerso nella storia del Medioriente, che purtroppo è perlopiù una storia di conflitto”, spiega Stlaney. Camilli aveva un “interesse appassionato per l’arte e la musica” e aveva gestito workshop per giovani artisti palestinesi. “Mi mancherà molto a livello personale e professionale”, dice Slaney.

Simone Camilli era noto sia in Medioriente che in Europa. In Medioriente era uno dei “videoreporter chiave” di AP, afferma l’editor regionale per i video di Associated Press, Tomislav Skaro. “Il suo video ha una firma, un occhio incredibile per il dettaglio ed era capace di personalizzare le storie e ritrarre il dramma umano”, prosegue Skaro, aggiungendo che “era incredibilmente calmo, maturo più della sua età, gentile e che era l’amico che tutti vorrebbero avere”. In un memo inviato allo staff, l’amministratore delegato di Associated Press Gary Pruitt ricorda che “Simone era ben conosciuto in tutta Europa e soprattutto era noto alla nostra squadra video a Londra, che è stata colpita profondamente dalla sua morte”. “Come tutti voi sapete questo è un anno molto difficile per AP”, si legge nel memo di Pruitt. “Mentre i conflitti e le violenze crescono in tutto il mondo, il nostro lavoro diventa più importante ma anche più pericoloso, prendiamo ogni precauzione possibile per tutelare i giornalisti coraggiosi impegnati in prima linea e non smetterò mai di essere stupefatto dal loro coraggio”. L’amministratore delegato ha aggiunto che Associated Press sta fornendo assistenza alla famiglia di Camilli.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata