Dubai (Emirati Arabi Uniti), 8 ago. (LaPresse/AP) – Dopo l’Arabia Saudita, anche Kuwait e Bahrain hanno deciso di ritirare i propri ambasciatori dalla Siria, in seguito alla sanguinaria repressione delle proteste. In Kuwait, il vicepremier e ministro degli Esteri Sheik Mohammed Sabah al-Salem Al Sabah ha dichiarato all’agenzia di stampa Kuna che il Paese richiamerà il suo diplomatico “per consultazioni”, aggiungendo che i ministri degli Esteri del Golfo si incontreranno presto per discutere della situazione siriana. Il ministro degli Esteri del Bahrain, Khalid bin Ahmed Al Khalifa, ha invece annunciato la decisione via Twitter.
Nonostante Damasco sia sempre più isolata a livello diplomatico, non ferma le violenze. Oggi, infatti, le forze di sicurezza hanno ucciso almeno tre persone durante un funerale che si è tenuto a Daraa. Lo rende noto l’Osservatorio siriano per i diritti umani. Secondo il gruppo, tra le vittime c’è anche Maan al-Odat, fratello dell’attivista per i diritti umani Haitham Manaa che vive a Parigi. L’attivista Mustafa Osso riferisce però che le vittime a Daraa sono sette. Non è stato possibile per ora comprendere il perché della discrepanza nei numeri.
Intanto, l’agenzia di Stato siriana Sana riferisce che l’esercito di Damasco ha iniziato il ritiro dalla città di Hama. L’agenzia riferisce che l’operazione dell’esercito è stata volta a “proteggere i civili”. Secondo i gruppi per i diritti umani, l’ultimo assedio militare in città è costato la vita ad almeno 100 persone, ma c’è chi parla anche di 250 vittime.
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