L’Aia (Olanda), 28 giu. (LaPresse/AP) – “Se riusciremo ad avere abbastanza collaborazione tra gli Stati, in due o tre mesi il gioco sarà finito”. Così il procuratore della Corte penale internazionale Luis Moreno-Ocampo ha commentato durante una conferenza stampa il mandato d’arresto emesso ieri nei confronti di Muammar Gheddafi. Moreno-Ocampo si è detto ottimista, sostenendo che “Gheddafi affronterà la giustizia”. Libia non è un membro della Corte dell’Aia, ma il procuratore ha chiesto ai consiglieri vicini al colonnello di arrestare il proprio leader. Loro, ha spiegato Moreno-Ocampo “possono essere parte del problema e venire perseguiti, oppure possono essere parte della soluzione, lavorare assieme agli altri libici e fermare i crimini”.

L’ufficio del procuratore sta inoltre indagando sui tentativi di coprire i crimini e sui resoconti di diffusi stupri da parte delle forze pro-Gheddafi, ma ha sottolineato di non essere ancora in grado di legare direttamente Gheddafi alle presunte violenze sessuali. Secondo Moreno-Ocampo ci dovrebbero essere negazioni urgenti sul futuro di Gheddafi e del suo regime, ma sono anche necessari “chiari limiti legali” a qualsiasi tipo di colloquio. Dev’essere chiaro che ogni Paese membro della Corte penale internazionale dovrebbe arrestare il colonnello nel caso in cui dovesse spostarsi nei suoi confini. “Gheddafi non può conservare il potere per continuare ad attaccare le sue vittime”. E ancora: “E’ una questione di tempo. Guardate cosa è successo a Mladic. Il destino di Omar al-Bashir è quello di affrontare la giustizia, come farà Gheddafi. Non possono sfuggire”.

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