Bruxelles (Belgio), 15 apr. (LaPresse/AP) – Il Parlamento europeo ha definitivamente approvato il meccanismo di risoluzione bancaria e il fondo unico che completa l’unione bancaria. Le norme sono state approvate a larghissima maggioranza: i voti favorevoli sono stati 570, i contrari 88 e 13 gli astenuti. Il voto arriva dopo l’accordo stretto tra Parlamento e Consiglio Ue, raggiunto lo scorso 20 marzo, e prima della fine dell’attuale legislazione europea, che si conclude con le elezioni del prossimo 25 maggio.

Il commissario Ue al Mercato interno, Michel Barnier, ha dichiarato che le nuove regole “mettono fine all’era dei salvataggi massicci e garantiscono i contribuenti dal pagare ancora il conto delle banche in difficoltà”. L’Europarlamento ha dato inoltre il via libera alle norme che mettono al riparo tutti i depositi fino a 100 mila euro in caso di fallimento di un istituto di credito con sede in uno qualsiasi del 28 Paesi Ue. Secondo i dati dell’Ue, dalla crisi del 2008-2009 i governi europei hanno dovuto sborsare circa 600 miliardi di euro per salvare gli istituti di credito a rischio fallimento.

L’autorità di risoluzione bancaria avrà 55 miliardi di euro di fondi a propria disposizione, finanziati da prelievi sulle banche, che consentiranno di gestire salvataggi transfrontalieri. “Il voto è un passo avanti enorme – dichiara Bert Van Roosebeke del Centro per la politica europea, un think tank tedesco – ma ora le decisioni dovranno essere attuate, il lavoro non è finito”. Per alcuni, tuttavia, la potenza di fuoco del fondo di risoluzione non è abbastanza. “Non è esattamente improbabile che risulti insufficiente nel momento del bisogno”, aggiunge infatti Van Roosebeke.

Proprio per questo la plenaria di Strasburgo ha anche approvato a schiacciante maggioranza una serie di regole per stabilire chi dovrà assumersi le perdite nel caso del fallimento di una banca. E queste norme prevedono che siano i creditori dell’istituto in difficoltà a pagare prima dei governi. Secondo quanto spiegato dal portavoce dell’Europarlamento, John Schranz, se una banca come la britannica Barclays rischiasse il fallimento i creditori sarebbero chiamati a subire 140 miliardi di euro di perdite prima dell’intervento del governo, mentre nel caso di una eventuale bancarotta della francese Societe Generale dovrebbero rimetterci 100 miliardi. “D’ora in poi – ha detto il presidente del Parlamento Ue, Martin Schulz – i contribuenti non saranno sistematicamente chiamati a pagare il conto delle perdite delle banche”.

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