"Appena 1 su 5 resiste all'impatto dopo un quinquiennio di attività"

Tra le startup italiane, "appena 1 su 5 resiste all'impatto dopo un quinquiennio di attività". A dirlo è Danilo Iervolino, presidente dell'Università telematica Pegaso, durante la presentazione del suo libro 'Just Press Start (UP) – Dall'idea all'impresa', presso la sede dell'Universitas Mercatorum a Roma. Iervolino ha spiegato che, per le startup italiane, i principali ostacoli non stanno tanto nella mancanza di idee tra i giovani, quanto nella difficoltà ad accedere a fonti di finanziamento, cosa che avviene invece negli Stati uniti. "Immaginate che AirBnb, iniziata come una startup ed ora gigante mondiale, ha raccolto 2,3mld di dollari in investimenti", ha spiegato Iervolino.

Negli ultimi tre anni l'agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti Invitalia, attraverso il programma Smart&Start, ha analizzato migliaia di aziende startup, selezionandone 680 cui sono andati 200 milioni di investimenti. Lo ha spiegato, durante il convegno, il dirigente Invitalia Bernardo Mattarella, aggiungendo che gli 'startupper' hanno una laurea nel 76% dei casi. Uno su dieci ha un dottorato di ricerca, e diversi mantengono legami attivi con il mondo accademico. Il vero problema? Realizzare l'idea innovativa: "Il momento realizzativo rappresenta l'1% – spiega Mattarella – tutto il resto è la sua esecuzione".

Infocamere, società consortile di informatica del sistema camerale, stima che le aziende startup in Italia sono circa 6mila, molto attive nel mondo digitale. Secondo Paolo Ghezzi, direttore generale in Infocamere, gli 'startupper' hanno approfittato della catalogazione delle società per "caricare le loro presentazioni e aggiungere informazioni supplementari". Questo, a parere del dg di Infocamere, si contrappone ad un recente sondaggio che ha rivelato come "nel nostro Paese 4 imprenditori su 10 hanno dichiarato che, a loro, Internet non serve: è chiaro che questo pone un un serio problema".

Il convegno è stato aperto da Giovanni Cannata, rettore dell'Universitas Mercatorum, quindi hanno parlato Francesco Fimmanò, direttore scientifico Universitas Mercatorum, e Tonino Gentile, sottosegretario allo Sviluppo Economico. Questi ha evidenziato che, nell'ambito della promozione di un ambiente favorevole alle startup, l'Italia si vuole porre in prima linea per le cosiddette città intelligenti ('smart cities'). L'auspicio è quello di portare l'agenzia europea per le smart cities proprio nel nostro Paese.
 

A dirlo è Danilo Iervolino, presidente dell'Università telematica Pegaso, durante la presentazione del suo libro 'Just Press Start (UP) – Dall'idea all'impresa', presso la sede dell'Universitas Mercatorum a Roma. Iervolino ha spiegato che, per le startup italiane, i principali ostacoli non stanno tanto nella mancanza di idee tra i giovani, quanto nella difficoltà ad accedere a fonti di finanziamento, cosa che avviene invece negli Stati uniti. "Immaginate che AirBnb, iniziata come una startup ed ora gigante mondiale, ha raccolto 2,3mld di dollari in investimenti", ha spiegato Iervolino.

Negli ultimi tre anni l'agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti Invitalia, attraverso il programma Smart&Start, ha analizzato migliaia di aziende startup, selezionandone 680 cui sono andati 200 milioni di investimenti. Lo ha spiegato, durante il convegno, il dirigente Invitalia Bernardo Mattarella, aggiungendo che gli 'startupper' hanno una laurea nel 76% dei casi. Uno su dieci ha un dottorato di ricerca, e diversi mantengono legami attivi con il mondo accademico. Il vero problema? Realizzare l'idea innovativa: "Il momento realizzativo rappresenta l'1% – spiega Mattarella – tutto il resto è la sua esecuzione".

Infocamere, società consortile di informatica del sistema camerale, stima che le aziende startup in Italia sono circa 6mila, molto attive nel mondo digitale. Secondo Paolo Ghezzi, direttore generale in Infocamere, gli 'startupper' hanno approfittato della catalogazione delle società per "caricare le loro presentazioni e aggiungere informazioni supplementari". Questo, a parere del dg di Infocamere, si contrappone ad un recente sondaggio che ha rivelato come "nel nostro Paese 4 imprenditori su 10 hanno dichiarato che, a loro, Internet non serve: è chiaro che questo pone un un serio problema".

Il convegno è stato aperto da Giovanni Cannata, rettore dell'Universitas Mercatorum, quindi hanno parlato Francesco Fimmanò, direttore scientifico Universitas Mercatorum, e Tonino Gentile, sottosegretario allo Sviluppo Economico. Questi ha evidenziato che, nell'ambito della promozione di un ambiente favorevole alle startup, l'Italia si vuole porre in prima linea per le cosiddette città intelligenti ('smart cities'). L'auspicio è quello di portare l'agenzia europea per le smart cities proprio nel nostro Paese.
 

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