Milano, 12 dic. (LaPresse) – Oltre 450 mila dipendenti autonomi senza dipendenti in Italia finiscono per vedersi attribuiti compensi scelti da clienti e committenti come fossero dei dipendenti. Lo rileva l'Istat in un approfondimento ai tradizionali dati sul lavoro. La figura, definita dall’Ilo 'dependent contractor', nasce per "superare la tradizionale dicotomia tra lavoro dipendente e lavoro indipendente" e riguarda spesso i lavori indipendenti con un unico cliente. Per la precisione, nella media dei primi tre trimestri del 2019 si trovano in questa condizione 452 mila occupati, l’11,7% degli indipendenti senza dipendenti. Circa un quarto dei dependent contractor sono collaboratori, il 37,2% lavoratori in proprio e il 37,3% è costituito da liberi professionisti. Le caratteristiche socio-demografiche confermano la loro specificità rispetto al resto dei lavoratori indipendenti: i dependent contractor sono più spesso donne (39,1% in confronto al 25,9% dei datori di lavoro e al 31,2% degli altri autonomi senza dipendenti), giovani tra 15 e 34 anni (26,4% a fronte rispettivamente del 10,0% e del 15,8%) e laureati (32,9% contro 20,4% e 30,5%). Una maggiore concentrazione di dependent contractor si riscontra nei settori del commercio, sanità e assistenza sociale, servizi finanziari e assicurativi, istruzione, trasporti e magazzinaggio. Le professioni più diffuse, invece, sono agenti o rappresentanti di commercio, agenti assicurativi, venditori a domicilio, tecnici della gestione finanziaria, insegnanti di discipline artistiche o letterarie, istruttori di discipline sportive non agonistiche, professioni infermieristiche e ostetriche e quelle sanitarie riabilitative, agenti immobiliari, addetti alle consegne, conduttori di mezzi pesanti, autisti di taxi o conduttori di automobili o furgoni, guide e accompagnatori specializzati, addetti all’informazione nei call center.

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