New York (New York, Usa), 7 gen. (LaPresse/AP) – Pagherà 1,7 miliardi di dollari JPMorgan per permettere l’archiviazione dell’accusa di aver ignorato gli evidenti segnali che indicavano che l’ex magnate truffatore, Bernard Madoff, stava tenendo in piedi un gigantesco schema Ponzi per derubare gli investitori. Secondo quanto riferito dalle autorità Usa, la banca si è inoltre impegnata a rivedere le sue misure interne contro il riciclaggio di denaro, di cui ha riconosciuto il malfunzionamento. Nessun singolo dirigente di JPMorgan era stato accusato nell’ambito dell’inchiesta sulla maxi-truffa da 60 miliardi di dollari architettata da Madoff, per cui l’ex finanziere 75enne si à dichiarato colpevole e sta scontando in carcere una pena detentiva di 150 anni. I termini dell’accordo sono simili a quelli raggiunti alla fine del 2012 con la britannica Hsbc, che ha accettato di pagare 1,9 miliardi di dollari per un caso di riciclaggio di denaro di Iran, Libia e dei cartelli della droga messicani. JPMorgan era il principale istituto di credito di riferimento per Madoff negli ultimi anni della sua frode, che è stata scoperta e fermata nel 2008, quando l’Fbi ha rivelato che l’attività di consulenza dell’ex magnate non era finalizzata che a costruire un sistema di investimento fittizio, in cui renumerava i clienti che chiudevano le posizioni con i soldi freschi dei nuovi investitori. Gli estratti conto dei clienti, che complessivamente segnavano 60 miliardi di dollari, erano in realtà falsi, mentre dei 17,5 miliardi di vero capitale la maggior parte era già stata bruciata da Madoff. Un fiduciario nominato dal tribunale ha recuperato finora oltre 9,5 miliardi di dollari da restituire ai clienti. Ed è stato lo stesso fiduciario a citare in giudizio JPMorgan per 6,4 miliardi di dollari nel 2010, accusando la banca di essere stata “volontariamente cieca” e “in fondo complice” di Madoff. Quello raggiunto dall’istituto di credito è solo l’ultimo di una serie di accordi raggiunti per chiudere pendenze legali. In novembre JPMorgan ha accettato di pagare 13 miliardi di dollari per i titoli rischiosi garantiti da mutui subprime venduti prima della crisi finanziaria, chiudendo il più pesante accordo della storia tra una società e il Dipartimento di Giustizia Usa.

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