Roma, 9 feb. (LaPresse) – Il Pil pro capite nel Mezzogiorno è la metà di quello del resto del Paese. Lo afferma l’Istat, che ha reso noti i Conti territoriali relativi al 2013, che mostrano al Sud un livello di Pil pro capite di 17,2 mila euro, pari a “un differenziale negativo molto ampio” e a un livello “inferiore del 45,8% a quello del Centro-Nord”. Nel 2013 il Pil per abitante risulta pari a 33,5 mila euro nel Nord-ovest, a 31,4 mila euro nel Nord-est e a 29,4 mila euro nel Centro. I conti sono stati aggiornati con il nuovo sistema Sec 2010.

La spesa per consumi finali delle famiglie a prezzi correnti, prosegue l’istituto statistico, nel 2013 risulta pari a 18,3 mila euro per abitante nel Centro-Nord e a 12,5 mila euro nel Mezzogiorno. Lazio e Sicilia sono le regioni più terziarizzate, in termini di incidenza settoriale del valore aggiunto, mentre Basilicata ed Emilia Romagna sono quelle a maggiore propensione agricola e industriale. Nel 2012 Milano è la provincia con i più elevati livelli di valore aggiunto per abitante prodotto, pari a 46,6 mila euro; seguono Bolzano con 35,8 e Bologna con 34,4 mila euro. Le province con i più bassi livelli di valore aggiunto per abitante prodotto sono Medio Campidano e Agrigento, con circa 12 mila euro, e Barletta-Andria-Trani e Vibo Valentia con meno di 13 mila euro. Il contributo dei servizi finanziari, immobiliari e professionali al valore aggiunto provinciale è prevalente nelle province di Milano, Roma e Trieste. Il contributo dell’industria primeggia in molte province del Nord-est e in particolare in quella di Modena. Tra il 2011 e il 2013 la Lombardia e il Trentino Alto Adige ottengono le uniche performance occupazionali positive, mentre Calabria e il Molise le cadute più ampie (-8% circa in termini di numero di occupati).

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