Occupazione in crescita, ma qualitativamente discutibile. Diminuiscono gli "scoraggiati"

Aumentano gli occupati in Italia, anche se peggiora la qualità delle assunzioni. Nel terzo trimeste del 2017, rispetto al mese precedente, gli occupati sono 79 mila in più, ma la crescita dipende esclusivamente dai contratti a termine. L'aumento degli indeterminati è fermo. I dipendenti a termine raggiungono i 2 milioni e 784 mila, i massimi dall'inizio delle serie storiche dell'Istat, ovvero dal 1992. Il dato significa un incremento del 3,9% sul secondo trimestre e del 13,4% su un anno prima.

Stabile, invece, il tasso di disoccupazione, che si mantiene all'11,2%, lo stesso livello del secondo trimestre e ai minimi dall'ultimo quarto del 2012. Il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, vede il bicchiere mezzo vuoto. "Purtroppo – dichiara – l'aumento dell'occupazione riguarda i contratti a tempo e, spesso, si tratta di lavoretti: è un problema. Abbiamo troppe piattaforme digitali che impiegano occasionalmente tanti giovani per pochi euro al giorno. Non è buona occupazione".

L'altra metà del bicchiere, quella piena, è che rispetto al terzo trimestre dello scorso anno gli occupati aumentano di 303 mila, o l'1,3%. "Il tasso di occupazione del 58,1% è un record per gli ultimi anni in Italia – rimarca il primo ministro, Paolo Gentiloni – e negli ultimi 9 mesi abbiamo accumulato altri 300.000 posti". Si tratta di una crescita, spiega l'Istat, "circoscritta ai dipendenti", che aumentano del 2,3%, soprattutto a termine, a fronte di una nuova diminuzione degli autonomi dell'1,8%. L'aumento dei lavoratori dipendenti, anche su anno, è a tempo determinato in oltre otto casi su dieci. Inoltre l'incremento degli occupati a tempo pieno, per il dodicesimo trimestre consecutivo, si affianca alla crescita del tempo parziale ininterrotta dal 2010.

L'Istat sottolinea inoltre che "ininterrotta da dieci trimestri", prosegue "a ritmi sempre più intensi" la riduzione del numero degli scoraggiati, in discesa di 101 mila in un anno. Il totale, però, è ancora consistente. Sono 1,651 milioni le persone che ritengono di non riuscire a trovare un lavoro. "Sulla base dei dati di flusso – si legge nella nota dell'istituto -, si stima un aumento delle transizioni dallo scoraggiamento verso l'occupazione (9,5%, +1,1 punti), che riguarda gli uomini (15,4%, +2,9 punti), il Mezzogiorno (11,0%, +3,6 punti) e soprattutto i 15-34enni (14,8%, +4,2 punti)".

Nel terzo quarto del 2017, per il secondo trimestre consecutivo, continua anche la diminuzione del numero di disoccupati, la cui stima in valore assoluto scende di 71 mila a 2 milioni 737 mila. Il calo è concentrato tra gli ex-occupati. E, precisa ancora l'Istat, "si è molto accentuata" la riduzione degli inattivi di 15-64 anni, con una caduta di 300 mila persone in un anno. La disoccupazione giovanile nel terzo trimestre cala di 2,2 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, attestandosi al 32,3%. Il tasso per gli under 25 è al 30,4% per gli uomini e al 35,2% per le donne, con una flessione rispettiva di 1,9 e 2,5 punti

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