Roma, 11 ott. (LaPresse) – Si avvicina il 16 ottobre, data fissata per il pagamento dell’acconto della Tasi nei 5.279 Comuni che entro il 18 settembre hanno pubblicato le aliquote sul sito del ministero dell’Economia. Tra le amministrazioni comunali, 66 Città capoluogo di provincia (tra cui Roma, Bari, Catania, Verona, Padova, Palermo, Siena, Perugia, Trieste, Pescara, L’Aquila, Campobasso, Reggio Calabria, Firenze e Milano). Si tratta di oltre 15 milioni di proprietari di prima casa (il 75% del totale) che saranno chiamati a versare l’acconto della Tasi, a cui si aggiungeranno anche, in molti Comuni, gli inquilini che dovranno pagare con una quota che varia dal 10% al 30% (ad esempio a Roma il 20% e a Milano il 10%). E’ quanto emerge da un rapporto della Uil sulla Tasi.

“Il costo medio della Tasi – spiega Guglielmo Loy, segretario confederale Uil – sarà di 148 euro (74 euro da versare con l’acconto), ma se si prendono a riferimento le sole città capoluogo l’importo sale a 191 euro medi (96 euro per l’acconto), con punte di 429 euro. Questi dati emergono da un’elaborazione del Servizio politiche territoriali della Uil e sono rapportati alla rendita catastale delle abitazioni (A/2, A/3, A/4, A/5, A/7), nelle singole città capoluogo e con lo stesso criterio alla media nazionale di tutte le abitazioni. La media dell’aliquota applicata dai 105 capoluoghi di provincia si consolida al 2,63 per mille (superiore all’aliquota massima ‘ordinaria’), seppur ‘addolcita’ dalle singole detrazioni introdotte dai relativi Comuni (la Uil calcola almeno 100mila combinazioni diverse), tanto da poter parafrasare il detto ‘paese che vai, detrazioni che trovi'”.

L’aliquota media complessiva applicata in tutti i Comuni è dell’1,99 per mille. “E’ vero che il costo della TASI – commenta Loy – sarà complessivamente leggermente più basso dell’Imu, ma la distribuzione della nuova tassa è meno equa: pagherà un po’ di più chi prima era esente o pagava cifre basse e pagheranno molto meno i proprietari di quelle abitazioni con rendite catastali elevate. Infatti, dalle nostre simulazioni puntuali, realizzate sui pagamenti soggettivi delle famiglie nelle città capoluogo emerge come per 1 famiglia su 2 il costo della Tasi sia più ‘caroì di quanto pagato con l’Imu nel 2012”. Secondo i risultati della simulazione Uil, a Siena il costo medio della Tasi sarà di 429 euro, a Roma si pagheranno 391 euro medi, a Firenze 346 euro, a Bari 338 euro, a Foggia 326 euro, a Como 321 euro, a Trieste 309 euro, a Milano 300 euro, a Monza 299 euro e a Pisa 287 euro. Mentre, se si escludono Ragusa e Olbia (uniche città a ‘Tasi zero’), ad Asti il costo medio della tassa sarà di 19 euro, cifra che sale a 46 euro medi ad Ascoli Piceno, a 57 euro a Catanzaro, 60 euro a Cesena, 65 euro a Potenza, 79 euro a Matera, 82 euro a Cosenza, 88 euro a Nuoro, 111 euro a Biella e 115 euro a Palermo.

Olbia e Ragusa sono le città a ‘zero Tasi’, Aosta, Trento, Nuoro, Matera le sole con l’aliquota base dell’1 per mille, tutte le altre città hanno aumentato le aliquote. Catanzaro ha scelto l’1,2 per mille, Pordenone ha scelto l’1,25 per mille (con detrazioni), Gorizia e Brindisi l’1,5 per mille, Treviso l’1,6 per mille (detrazione di 200 euro per tutti gli immobili), Oristano l’1,7 per mille, Pesaro l’1,9 per mille con detrazioni legate al reddito Isee fino a 12mila euro. Gi altri capoluoghi hanno scelto tutti aliquote comprese tra il 2 e il 3,3 per mille: 35 città (1/3 del totale) hanno scelto l’aliquota del 3,3 per mille (tra cui Ancona, Arezzo, Biella, Bologna, Cremona, Firenze, Ferrara, Genova, La Spezia, Napoli, Catania, Bari, Perugia, Carrara, Como, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Salerno, Torino), altre 6 un’aliquota tra il 3 e il 3,2 per mille (Bergamo, Pescara, Lecco, Siena, Lodi, Modena), Venezia ha rettificato e portato l’aliquota al 2,9 per mille, Palermo ha scelto il 2,89 per mille, 38 Città l’aliquota del 2,5 per mille (tra cui Roma, Milano, Brescia, Reggio Calabria, Verona), altre 6 città sono tra il 2 per mille e il 2,4 per mille.

“Non c’è alcun dubbio – afferma la Uil -, che nel 2014 con la Tasi la pressione fiscale delle famiglie, rispetto al 2013, aumenterà. Per alcuni sarà attenuata dal bonus degli 80 euro, ma per molti, e tra essi milioni di pensionati, il loro potere di acquisto diminuirà sensibilmente. Adesso il Governo annuncia che nel 2015 cambierà nuovamente il modello di tassazione degli immobili, ma la nostra impressione è ‘altro giro altra corsa’: si cambiano nomi, ma il risultato non cambia. Anzi, se si ridurranno, come sembra, (Legge di Stabilità) i trasferimenti ai Comuni, è prevedibile che si scaricherà sui contribuenti la mancanza di risorse”. “Se davvero – conclude Loy – il Governo vuole riformare il fisco comunale abbia il coraggio quantomeno di andare verso il superamento delle addizionali comunali Irpef, che colpiscono direttamente il reddito dei lavoratori dipendenti e pensionati. E’ questa la riforma che ci aspettiamo”.

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