Il 12 dicembre tavolo a Palazzo Chigi tra governo, commissari e parti sociali

Nel dossier Ilva "è prevista anche la partecipazione di aziende a partecipazione pubblica". Dopo settimane di difficili trattative con il gruppo indiano Arcelor Mittal il piano del governo, spiega Giuseppe Conte, passa per il coinvolgimento diretto dello stato nell'acciaieria tarantina. "Siamo disponibili a fare la nostra parte per rendere questo progetto ancora più efficace e credibile – assicura il premier – E rendere il piano industriale ancora più sostenibile". Un impegno che arriva alla vigilia della manifestazione di oggi, e che verrà esaminato nel tavolo convocato il 12 a palazzo Chigi tra governo, commissari e sindacati.

"Il negoziato è solo all'inizio", frena il premier avvisando però che la proposta avanzata da Mittal con 4.700 esuberi "è stata respinta e abbiamo fatto delle controproposte". Nessun commento sulle voci secondo cui gli indiani avrebbero messo sul piatto un miliardo per andar via, ma guai a dire che il governo non segue da vicino la vicenda tarantina: "Qualcuno può pensare che non stiamo seguendo 24 ore su 24 questo dossier, nulla di più sbagliato – ribatte Conte – Dovete comprendere che quando il dossier è così complesso e complicato né io, né il ministro Patuanelli, né altri del governo possiamo rivelare i dettagli di un negoziato in corso. Quello che però posso anticipare è che è prevista anche partecipazione di aziende a partecipazione pubblica". Una posizione che trova d'accordo anche il titolare del Mise, secondo cui "quando i privati, come in questo caso, non ce la fanno, è giusto che ci sia lo Stato che in settori strategici come quello dell'acciaio decide di intervenire per garantire la continuità della produzione, dei posti di lavoro, e per controllare quello che fa il privato". Le ipotesi sul terreno sono allo studio di via XX Settembre: Cassa Depositi e prestiti, Snam, Arvedi, Fincantieri sono alcuni dei possibili scenari che il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri sta studiando. "Spero ancora si trovi un accordo, che Mittal rimanga, eventualmente con un supporto pubblico, e che si continui a produrre acciaio ad alto forno in Italia, in modo più pulito", chiosa la presidente di Eni, Emma Marcegaglia.

Intanto oggi a Roma – l'appuntamento è alle 9.30 in piazza Santi Apostoli – scendono in piazza i sindacati, mentre gli operai ex Ilva incroceranno le braccia per 32 ore. "È una situazione paradossale e drammatica – dichiara il leader Uilm Rocco Palombella – Ogni giorno ce n'è una nuova senza che il Governo dia una linea unica e agisca di conseguenza. Tutto questo inasprisce un clima pesante e si continua a gettare benzina sul fuoco su una situazione già esplosiva". Per il leader Cgil Maurizio Landini “è un'azienda strategica per il Paese, è importante che ci sia la presenza dello Stato. I lavoratori sono in sciopero e domani riempiranno Roma con una presenza importante anche di Cgil, Cisl e Uil. Ribadiamo che c'è un accordo che va fatto rispettare: nessun esubero, nessun licenziamento e dentro questo schema il ruolo del governo deve garantire un progetto industriale degno di questo nome e di difesa dell'occupazione".

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