Milano, 20 mag. (LaPresse) – Ieri Romano Prodi, in un editoriale su ‘il Messaggero’, riprendendo una notizia di qualche settimana fa, ha scritto che l’Italia naviga letteralmente su un mare di petrolio che potrebbe permettere di raddoppiare a 22 milioni di tonnellate la produzione nazionale ma l’immobilismo di Roma sta lasciando alla sola Croazia lo sfruttamento di queste risorse, localizzate soprattutto in Adriatico. Oggi la risposta, sempre sul quotidiano romano, del ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi: “Per l’Adriatico è stato emanato nel 2013 un decreto di rimodulazione delle aree marine aprendo nuovi spazi di ricerca. Abbiamo insomma disciplinato dove è possibile intervenire e dove no – spiega il ministro – tutto questo in attesa del recepimento della direttiva europea del 2013 sulla sicurezza delle operazioni in mare nel settore degli idrocarburi.

Questo perché come Italia dobbiamo pretendere il massimo livello di sicurezza ambientale. Abbiamo industrie italiane che ne sarebbero valorizzate. Non possiamo sottovalutare questo aspetto”. Ma mentre noi aspettiamo il recepimento della direttiva europea la Croazia va avanti. Entro fine anno le concessioni saranno assegnate e i lavori cominceranno. Ci conviene? “Ovviamente tutto questo non deve essere un alibi per non fare nulla. La moratoria in attesa della direttiva è stata una mediazione passata al vaglio delle commissioni parlamentari. Credo che si possa fare di più e meglio. Nel frattempo credo che insieme al ministro dell’Ambiente possiamo arrivare rapidamente al recepimento per evitare che questa moratoria ci faccia perdere ulteriori opportunità. Dato che tutto il mondo lo fa, non capisco perché dovremmo precluderci la possibilità di utilizzare queste risorse, pur mettendo la tutela dell’ambiente e della salute al primo posto”.

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