Venezia, 11 ago. (LaPresse) – Nonostante il calo dei dipendenti pubblici il costo per le retribuzioni è aumentato del 29,5%. E’ quanto afferma un’elaborazione della Cgia di Mestre riferita al periodo 2001-2009, che ha fatto seguito alla richiesta della Bce di un taglio agli stipendi dei dipendenti pubblici per raggiungere il pareggio di bilancio. “Tra il 2001 e il 2009 – sottolinea Giuseppe Bortolussi, segretario degli artigiani mestrini – a fronte di una diminuzione di oltre 110.000 dipendenti pubblici, la spesa per il costo del lavoro è invece aumentata del +29,5%. In termini assoluti è cresciuta di 37,7 miliardi di euro, passando da 127,7 miliardi di euro riferiti al 2001, ai 165,4 miliardi spesi dallo Stato nel 2009. Sempre in questo arco temporale, l’inflazione, invece, è aumentata del 21,5% circa”.

Tuttavia, dall’analisi emerge che non per tutti i dipendenti pubblici le cose sono andate allo stesso modo. Tra i settori dove gli aumenti sono stati più consistenti, la Cgia segnala i dipendenti degli enti pubblici non economici (Aci, Enit, Ice, Inps, Inail, Inpdap, etc): il loro incremento retributivo medio è stato, tra il 2001 e il 2009, del + 46%. Anche nella magistratura le cose non sono andate male. L’aumento medio è stato del +42,5%. Se le Regioni e gli Enti Locali la crescita è stata del 41%, i corpi di polizia hanno registrato un aumento medio del 35,2%. Gli Enti di ricerca del 33,8%, appena sotto l’ultimo dato troviamo l’Università (+33%), la Sanità (+30,7%), e le Forze Armate (+30,3%) e la Scuola (+27,9%).

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