(Finanza.com)

Prosegue il fermento in casa Popolare di Milano con il consiglio di sorveglianza chiamato oggi a discutere del possibile esposto alla Banca d’Italia sul progetto alternativo in spa dell’istituto di piazza Meda presentato da tre consiglieri lo scorso 4 aprile – che ha provocato i malumori all’interno dell’organo di controllo con le dimissioni del presidente Filippo Annunziata e di altri tre consiglieri – e con l’assemblea che si riunirà domani per esaminare eventuali modifiche al voto a distanza, oltre all’approvazione del bilancio 2012. Assemblea che necessariamente dovrà tener conto della lettera che il presidente del consiglio di gestione, Andrea Bonomi, ha inviato ai dipendenti esortandoli a supportare la trasformazione in spa.

E pronta è stata la risposta dei sindacati. Massimo Masi, segretario generale Uilca, ha definito la missiva “sconcertante e offensiva, che denota una visione retrograda del rapporto di un’azienda e del datore di lavoro con i propri dipendenti e con le organizzazioni sindacali, da parte del management insediatosi da solo un anno e mezzo in Bpm”. Per il sindacato che conta il maggior numero di iscritti nella banca si tratta di un “chiaro segnale di scontro lanciato in modo improprio, inutile e miope alle organizzazioni sindacali aziendali e del settore e, peggio, al loro ruolo istituzionale di rappresentanti dei lavoratori”. La Uilca ricorda inoltre che i sindacati da parte loro “hanno condiviso un accordo importante per il contenimento del costo del lavoro e la gestione del personale in esubero dimostrando serietà, senso di responsabilità e visione prospettica. Atteggiamenti che il management della Bpm dimostra di non meritare, come non merita la fiducia con cui la Uilca ne aveva sostenuto, insieme ad altri, l’elezione, come non merita lavoratori che quotidianamente dimostrano.

Nel frattempo si cominciano a conoscere i primi dettagli sulla trasformazione della Popolare di Milano in una spa ibrida o, come dichiarato dallo stesso Bonomi, “Progetto Ovidio” rifacendosi all’autore latino delle Metamorfosi. Un primo abbozzo dell’operazione, secondo quanto appreso da Il Sole 24 Ore, prevede che la futura Fondazione Bpm perda il diritto a ricevere il 5% degli utili ogni anno e di eleggere tre consiglieri di sorveglianza su 15 in caso si verificasse un’offerta pubblica di acquisto o di scambio provocasse il cambio di proprietà della banca. Inoltre, scrive il quotidiano di Confindustria, il nuovo azionista sarebbe tenuto a pagare un indennizzo ai titoli delle azioni di risparmio B, cioè alla Fondazione. Questo sistema, a detta del giornale, dovrebbe agire da “pillola avvelenata” per scoraggiare lo smantellamento dell’ente da parte di eventuali nuovi proprietari. Non solo. Nel progetto sarebbe previsto il limite al 10% per il possesso delle azioni Bpm, in modo da obbligare futuri pretendenti al controllo della banca al lancio di un’Opa totalitaria.

Il rimborso dei Tremonti-bond  sarebbe poi previsto entro il 28 giugno, qualche giorno dopo l’assemblea del 22 giugno chiamata ad approvare il progetto di trasformazione e l’aumento di capitale da 500 milioni di euro, con quest’ultimo che prenderebbe poi il via a inizio settembre con il via libera della Consob previsto per il 4 dello stesso mese.

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