I mercati reagiscono positivamente dopo la decisione di S&P, che non ha tagliato il rating dell'Italia

Come in precedenza con Moody's, anche per quanto riguarda la revisione del giudizio sul debito sovrano dell'Italia completata venerdì da Standard & Poor's i mercati scelgono di vedere il bicchiere mezzo pieno. Anzi, ancora di più rispetto al precedente. Intanto perché in questo caso non c'è nemmeno stato un downgrade, ma solo un abbassamento dell'outlook a "negativo" – Moody's aveva fatto il contrario, tagliando il giudizio ma portando la prospettiva a "stabile" – e poi perché la decisione presa dall'agenzia di rating chiude una fase. Con Fitch che si era già espressa in precedenza, S&P era infatti l'ultima delle "tre grandi" a dover dire la sua. E, come spesso accade, una notizia anche non positiva per gli investitori è più digeribile dell'incertezza su quanto deve ancora accadere.

In questo quadro, la dinamica dello spread tra Btp e Bund – il termometro della fiducia legata alla capacità dell'Italia di far fronte ai suoi obblighi in termini di indebitamento – è stata caratterizzata per buona parte della giornata da un marcato raffreddamento. Il differenziale, che venerdì si era mantenuto poco sotto quota 310, è arrivato addirittura sotto i 290 punti, per chiudere dopo una breve risalita in area 296 punti base. Questo a fronte di un rendimento del decennale italiano vicino al 3,34% sul mercato secondario (alla fine della scorsa settimana era sopra al 3,4%). A beneficiare nell'immediato del miglioramento è il maggiore singolo creditore del governo: cioè il sistema bancario.

Nel quadro di una giornata nel complesso positiva per Piazza Affari, ma anche per gli altri listini europei, a mettersi in luce sono proprio gli istituti di credito. Banco Bpm chiude la seduta con un miglioramento addirittura del 5,01% a 1,63 euro, seguita da Bper Banca che avanza del 4,41% a 3,4 euro, da Unicredit che porta a casa un +4,32% a 11,44 euro e da Intesa Sanpaolo che sale del 3,03% a 1,99 euro. Buone notizie, infine, arrivano dal fronte delle aste indette dal ministero dell'Economia e delle Finanze. Il Tesoro italiano ha venduto tutti i 6 miliardi di euro di Bot a sei mesi offerti oggi, pagando un tasso dello 0,159%, che si presenta quindi in discesa dallo 0,206% del collocamento dello scorso 26 settembre. La domanda è stata di 9,6 miliardi, pari a 1,6 volte l'offerta e stabile rispetto all'asta di un mese fa.

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