Roma, 19 ott. (LaPresse) – Di sicuro sulla nomina del successore di Mario Draghi alla Banca d’Italia c’è soltanto che domani il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, invierà al Consiglio superiore di via Nazionale la lettera con il nome del governatore designato. Lo ha dichiarato lo stesso premier, senza dire quale sarà il nome messo per iscritto. “Non posso dire nulla – ha spiegato Berlusconi – sono tenuto al segreto”. Le parole del premier potrebbero far pensare anche che la partita tra i sostenitori del direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli, e il direttore generale di Bankitalia, Fabrizio Saccomanni, non sia ancora chiusa. Negli ultimi giorni sono tornate a salire anche le quotazioni del membro italiano del board della Banca centrale europea, Lorenzo Bini Smaghi. E’ stato ancora Berlusconi a sottolineare che l’economista fiorentino, che dovrebbe lasciare l’Eurotower per far posto a un francese, “è nel novero dei candidati”.

Stamattina in un comunicato il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ha smentito le indiscrezioni del Corriere, secondo le quali “quasi fosse una campagna elettorale” Tremonti avrebbe chiamato “uno a uno i membri” del direttorio di Bankitalia per sostenere la candidatura di Grilli. Il ministro ha confermato contatti telefonici con vertici di via Nazionale, precisando però che non si è mai toccato l’argomento successione in quelle chiamate.

Non è un mistero che Tremonti sostenga Grilli, classe 1957, suo collaboratore al Tesoro (direttore generale nominato dal ministro Domenico Siniscalco nel 2005) e presidente del Comitato economico e finanziario dell’Unione europea. Grilli è descritto come un accademico riservato (è stato docente universitario negli Usa e alla Bocconi), tecnico preparato e poco avvezzo alla politica. Ma soprattutto è milanese di nascita. E per questa sua caratteristica, il leader della Lega Nord e ministro delle Riforme, Umberto Bossi, ha detto di preferirlo ad altri candidati, schierandosi di fatto con Tremonti. Sarebbe stato proprio Grilli a portare Giovanni Gorno Tempini alla guida della Cassa Depositi e Prestiti, conquistandosi la stima del ministro dell’Economia, che avrebbe in mente un governatore di Bankitalia più vicino al Governo.

Saccomanni rappresenterebbe invece la scelta opposta. Quella soluzione interna, gradita a Mario Draghi, per la garanzia di una continuità con un’azione di via Nazionale autonoma rispetto alle sirene dell’esecutivo. L’attuale direttore generale dell’Istituto centrale occupa quella posizione dal 2006, ma ha iniziato la sua carriera interna addirittura nel giugno del 1967, all’ufficio di Vigilanza nella sede di Milano. Dalla parte del romano Saccomanni, classe 1942, penderebbe anche il favore del direttorio di Bankitalia. Nell’ultimo mese in più occasioni è sembrato in vantaggio su Grilli, per poi perdere di nuovo il favore del pronostico.

Così l’empasse su Bankitalia ha portato anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a dirsi preoccupato per le “persistenti difficoltà” sulla nomina. Il presidente ha avuto in merito pochi giorni fa un colloquio al Colle con Berlusconi. La prassi istituzionale prevede che il governatore sia nominato per decreto dal presidente della Repubblica, su proposta del presidente del Consiglio, previa deliberazione del Consiglio dei ministri e sentito il parere del Consiglio superiore della Banca d’Italia. Il ruolo centrale spetta quindi al premier, che ha fatto capire che non intende generare strappi nel Governo.

E se tra i due litiganti la spuntasse il terzo? Nella partita è rientrato nelle ultime ore Bini Smaghi e non escluso che il nome nella lettera per Bankitalia sia proprio il suo. La nomina toglierebbe uno spinoso dossier dal tavolo di Berlusconi, che ha ottenuto l’appoggio per la presidenza di Mario Draghi alla Bce del presidente francese, Nicolas Sarkozy, assicurando le successive dimissioni del membro italiano del board di Francoforte (in carica dal 2005) per lasciare il posto a un francese. Con l’uscita di scena di Jean-Claude Trichet da presidente, infatti, Parigi non avrebbe esponenti nel board della Bce per la prima volta dall’entrata in vigore dell’euro. E Sarkozy, che Berlusconi incontrerà nel Consiglio europeo questo fine settimana, potrebbe rivendicare l’intesa.

Bini Smaghi, classe 1956, ha un passato nel servizio studi della Banca d’Italia, tra il 1983 e il 1994. Alla richiesta di Berlusconi di lasciare la Bce, l’economista fiorentino si era prima opposto mettendo davanti l’autonomia dell’Eurotower dalla politica, cedendo soltando in seguito per rispetto “dell’interesse nazionale”. “Lascerò l’incarico entro dicembre”, ha affermato. Ma non è escluso che Berlusconi decida di accelerare. E per i bookmaker esteri il nuovo governatore di via Nazionale sarà proprio Bini Smaghi. I quotisti d’oltremanica, riporta Agipronews, appoggiano la preferenza di Berlusconi per Bini Smaghi, prima opzione a 2,10. Offerta più alta per Grilli, bancato a 3,00. Solo terzo, almeno in quota, Fabrizio Saccomanni, ipotesi a 5 volte la posta.

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