(Finanza.com)

Sembra di vedere lo stesso film del 2008. La protagonista è sempre Alitalia. La musica, però, in questi anni non è cambiata: la compagnia aerea tricolore, secondo quanto riportato da vari quotidiani, perde circa 630 mila euro al giorno e, da quando è stata ceduta ai soci privati fortemente voluti da Silvio Berlusconi, ha registrato un rosso di oltre 700 milioni di euro. Inoltre, al 30 settembre, in cassa rimanevano circa 300 milioni di euro.

La storia ora si ripete. Sabato 12 gennaio scade il cosiddetto “lock up” tra gli azionisti che, tra qualche giorno, potranno quindi vendere le rispettive quote. Il pretendente sarebbe lo stesso del 2008, ovvero Air France che attualmente detiene il 25% di Alitalia. Secondo quanto riportato in questi giorni dalla stampa nazionale, il colosso franco-olandese sarebbe pronto a valutare il gruppo della Magliana con un premio del 20% rispetto a quanto investito quattro anni fa (1,1 miliardi di euro).

Air France, per la stampa sarebbe pronta ad un'offerta per conquistare AlitaliaDa Parigi però questa mattina è piovuta la smentita. Un portavoce della società transalpina, citato da France Press, ha infatti fatto sapere che non vi è alcuna trattativa per l’acquisto delle quote Alitalia detenute dai soci italiani. Il mercato sembra pensarla in maniera diversa: Immsi, società che fa capo a Roberto Colaninno e che detiene il 7,1% della compagnia tricolore, è sospesa a Piazza Affari per eccesso di rialzo con un teorico +16,48% a 0,53 euro.

“Immsi controlla il 7,1% di Alitalia per un valore di carico di 80 milioni di euro – scrive Equita nella nota odierna -. Un’eventuale monetizzazione, anche senza premio, sarebbe una notizia positiva perché sbloccherebbe l’investimento, ridurrebbe il rischio di dover procedere ad una ricapitalizzazione di Alitalia e ridurrebbe il livello di debito”.

Secondo gli analisti della sim milanese, il nuovo piano di Air France prevedrebbe maggiori collegamenti tra Roma e Parigi e un ruolo chiave per Fiumicino, che dovrebbe rimanere l’hub per il Sud Europa. Oltre all’ipotesi Air France, La Repubblica scrive anche di una soluzione all’italiana attraverso l’aggregazione delle quote degli azionisti privati con il sostegno di un fondo azionario o di un’azionista forte nel settore dei trasporti.

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